Archivi del mese: novembre 2014

OGGI NON CI SONO PIU’ GLI UOMINI DI UNA VOLTA

Il David di Michelangelo
In ogni epoca si è rimpianto la perdita del “maschio” del passato. La virilità, però, è da sempre un concetto mutevole, che si adatta ai tempi

Non ci sono più gli uomini di una volta… Che cosa è la virilità oggi?


In Francia è appena uscita per la casa editrice Seuil una ponderosa e documentata Histoire de la virilité (oltre 1000 pagine, tre volumi) che ripercorre l’idea della virilità dall’antica Roma ai giorni nostri. L’aspetto che ho trovato più interessante è questo: dall’inizio dei tempi, la storia dell’uomo sembra coincidere con una – apparente – perdita progressiva della virilità.

Dall’uomo delle caverne in poi, ogni epoca ha conosciuto varie versioni della solita litania

“non ci sono più gli uomini di una volta”,

una specie di “ai miei tempi…” costantemente applicato ai rapporti tra i sessi.

Alla fine dell’era romana si rimpiangevano gli uomini più veri, decisi e puri della prima Repubblica; con l’avvento della società di corte, nei secoli XVI e XVII, l’armamento pesante del cavaliere viene rimpiazzato dall’abito con spadino, e i duelli di scherma ubbidiscono certo a un protocollo virile ma sono lontani dalla brutalità degli scontri lancia in resta: via alle lamentele per la virilità e l’eroismo perduti.

«Leggendo Tocqueville ci si rende conto poi che l’avvento della democrazia produce subito il sentimento di una grandezza scomparsa — dice il curatore Jean-Jacques Courtine —. Sotto l’Ancien Régime c’erano grandi ambizioni, grandi destini, rilanciati poi da Napoleone: con la democrazia, si produce una sorta di livellamento».

La novità del XX secolo, oltre agli orrori di massa delle due guerre mondiali che distruggono la figura dell’uomo guerriero, sta nel fatto che il mito della virilità viene dissezionato come oggetto di studio per psicanalisi, antropologia, scienze umane, e posto per la prima volta consapevolmente sotto attacco.

E arriviamo ai giorni nostri, con gli uomini variamente accusati di mettersi creme idratanti, patire il freddo o piagnucolare.

Ma, spiegano gli autori dell’Histoire, la virilità è da sempre un concetto mutevole, che si adatta ai tempi e alla fine resiste. L’uomo tutto di un pezzo post-futurista è ormai improponibile, a meno che non vi piaccia il genere Gerarca Catenacci

Da alcune migliaia di anni “gli uomini di una volta non ci sono più”, d’accordo.

Che cos’è allora per voi la virilità oggi, nella sua versione moderna e – se possibile – positiva?

 

Da Corriere.it, la 27ora

♥ melodiestonate ♥

Gli uomini di una volta erano quelli che passavano sotto i balconi, per vedere un sorriso ogni tanto della propria amata,
quelli che mettevano la benzina nella macchina e la consumavano tutta per vederne l’ombra al buio, senza uno sguardo ricambiato,erano quelli che dopo aver fatto chilometri arrivavano a casa e, senza avere avuto nulla riuscivano a sognare, ad amare quella donna quasi immaginaria,quella donna che quando sentiva il rumore della macchina si pungeva il dito per alzare lo sguardo dai suoi ricami e riuscire a regalare un sorriso al suo uomo, di nascosto, di sfuggita,gli uomini di  una volta pur lottando con padri padroni delle loro amate, avevano sempre un gran rispetto per quelle figure rozze e dure, passavano dai balconi e quando a volte si incrociavano gli sguardi era sempre una sorta di sfida….
Gli uomini di una volta dopo essersi innamorati tra lo sguardo sfuggente ed…

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NOI OTTURATI DI MENTE

In genere se si pensa alla parola disabile appare l’immagine (dettata da stereotipi secolari) di una persona triste, brutta, deforme, non intelligente… Differenze cognitive? E’ matto. Alto un metro e venti? Nano. Difficoltà di deambulazione? Zoppo.

Mai appare una persona nei nostri pensieri, un nome, un essere unico e… Uffa!!!

Il “cuore invisibile”

L’amore e l’affettività sono componenti vitali

anche per coloro che,

per colpa di stereotipi o tabù,

non “hanno voce in merito”

 

La “Convenzione Onu Sulle Persone Diversamente Abili” del 2006 (ratificata dallo Stato italiano nel 2009) sancisce: “… il riconoscimento formale al ruolo fondamentale della famiglia –  nell’ art. 23 – purché questa non vada a danno delle stesse persone con disabilità: “Gli Stati parte assicureranno che le leggi nazionali, gli usi e le tradizioni relativi al matrimonio, alla famiglia e alle relazioni personali non discriminino le persone con disabilità”.

 Facciamo esercizi nuovi:  allarghiamo le nostre limitate potenzialità e andiamo con lo sguardo verso  persone  invisibili, come le donne, che secondo i retaggi culturali e gli  stereotipi sono gli angeli senza sesso, le creature eternamente bambine, che quando osano  chiedere (o sognare) amore, si devono “frenare”, perchè “poco serie” o inadatte ad un uomo,  per via delle loro incapacità di stargli accanto tanto quanto “una donna normale”.

Tante persone, del mio passato mi hanno detto:  “Tu non potrai mai  essere come una donna normale per un uomo, non ti illudere!”. Qualcuna di loro  si sarà mai chiesta:  “Chi è (e cosa fa) una donna normale”?

Vorrei sollevare la questione sulla “condizione” della donna diversamente abile – anche se  non vorrei che mi si passasse come femminista – perché non lo  sono, né femminista né maschilista, credo tantissimo nelle pari opportunità, di tutti e per tutti, eppure ci sono delle figure “invisibili” ai nostri cospetti, persone che invisibilmente vivono nel nostro “ecosistema sociale”, tra queste le donne diversamente abili.

La maggior parte delle persone quando si trova di fronte ad una donna diversamente abile vede solo il suo handicap: più evidenti sono i segni dell’handicap,  più il suo “essere femminile” sembra scomparire.   Non esiste, nell’immaginario collettivo, che una donna disabile possa piacere, possa  suscitare desiderio sessuale e possa, di conseguenza, avere rapporti sessuali, relazioni sentimentali o essere madre.

Esempi concreti potrebbero far meglio comprendere il disagio che si prova di fronte allo stupore del Ginecologo quando una donna disabile gli  chiede consigli sui metodi contraccettivi, oppure  lo sguardo incredulo di molte  commessi  davanti a clienti disabili che acquistano biancheria intima sexy e/o prodotti di bellezza per il corpo o per il viso.

La  gente comune, che non si capacita di fronte a scambi di tenerezza da parte di una coppia di cui uno dei due partner è disabile:  mai una volta che si prenda in considerazione, di primo acchito, l’ idea che i due siano amanti,  non passa mai per la testa,  per il nostro “stereotipo/barriera”,  che i due  sono sempre parenti,  o disabile-volontario/a,  o disabile-assistente  personale:  al massimo quello “sano” sta circuendo il povero/a disabile.

Da tempo le barriere invece che assottigliarsi aumentano e,  più si parla di “veline” più ci si allontana dal suo concetto di “bellezza” intesa come interezza, totalità di ciò che siamo in ogni nostra dimensione.

 Non è scritto da nessuna legge che ci siano dei parametri per cui una persona è BELLA per cui “accessibile”  ad avere  un’amore, una famiglia, un parter, una sua vita sessuale.

Sembra che tutto sia dettato dai parametri della famiglia di una nota Azienda di pasta. La famiglia perfetta: lei bionda, magra, giovane, bella, lui castano, magro, giovane e bello e due bambini, idem come sopra: il disabile non è contemplato.

Oggi per quanto incredibile, ci sono 5 milioni di persone diversamente abili in Italia (dati Ocse 2014) e la maggior parte di essi NON VIVE LA PROPRIA SESSUALITA’ a causa di tabù, luoghi comuni, retaggi culturali imposti proprio dalla “cattiva amministrazione della cultura“!!! 

Forse nessuno sa che un giovane disabile viene ancora “sedato” con il bromuro? 

Le famiglie nella disperazione (pechè magari il figlio è più nervoso in alcuni periodi)

portano il loro ragazzo dal medico di famiglia …e segna il bromuro…

che azzera le pulsioni del ragazzo: violentando la sua sessualità… !!!

In altre famiglie invece è la madre che esplica la sessualità del figlio al figlio: RIUSCIAMO AD IMMAGINARE IL DOLORE DI QUELLA DONNA? MADRE/AMANTE per il figlio e quanti sensi di colpa? Una TRAGEDIA CHE SI CONSUMA IN UNA FAMIGLIA senza poterne parlare con nessuno!

 Ed una persona con capacità di intendere e di volere…seppur in una carrozzella?

La maggior parte delle persone quando si trova di fronte ad una donna diversamente abile vede

solo il suo handicap: non riesce ad andare oltre le “protesi”,  più evidenti sono i segni dell’handicap, più il suo “essere femminile” sembra scomparire, non esiste, nell’immaginario collettivo, che una donna disabile possa piacere, possa  suscitare desiderio sessuale e possa, di conseguenza, avere rapporti sessuali, relazioni sentimentali, essere madre.

Io sostengo che una donna in carrozzella è solo una donna seduta.

Io credo che dobbiamo tutti – ancora – parlandone, cercar di spazzare via i cattivi tabù, le cattive tradizioni che incatenano e negano l’affettività e il nostro sguardo verso le persone diversamente abili.
Da una vita vivo questa condizione  ma so che  parlandone,  impegnandomi  in  tal senso,  posso sentirmi donna vera, donna che non  si nasconde dietro  alla propria difficoltà, donna che cerca, anche se in piccolo a migliorare la qualita’ della vita delle donne del futuro che sta dietro arrivando.

 Io credo che dobbiamo tutti, poco a poco, cercar di cambiare il nostro sguardo interiore ed aiutare, nei modi che possiamo, gli altri, sollecitare le istituzioni  a promuovere questi diritti,  a  migliorare il nostro sguardo verso le persone, le donne, diversamente abili: basta con le silenti “violenze” alla loro sessualità, alla loro affettività.

Ecco, io cerco di sensibilizzare le opinioni a riguardo e … cerco anche qualcuno che mi aiuti  a fare altrettanto .

 

Cav. Lorella Ronconi

www.lorellaronconi.it


VINCENTE A 49 ANNI…

E non è finita…. Ancora un mito,, il migliore è più competente, oggi a 53! Roberto Cabalisti è davvero un prodigio.

robycaba28

Cabalisti, pitcher vincente a 49 anni…

 

di Maurizio Roveri

Alla sua venticinquesima stagione in serie A, il mitico “Caba” ha vinto sabato la sua partita numero 166. Uno straordinario maestro per i giovani lanciatori della franchigia Godo-Verona
Roberto cabalisti con la maglia della De Angelis
© Godo Knights

Chilometri e lanci. Chilometri e lanci. E’ la vita di Roberto Cabalisti. Istruttore di guida a Rimini, “vecchio professore” del monte di lancio a Godo. L’insegnamento come vocazione. In auto mattina e pomeriggio, a far da scuola a chi vuol prendere la patente. Poi, finito il lavoro, di nuovo in auto per portarsi da Rimini a Godo. E ritorno. Tutti i giorni. Là, nella campagna ravennate, nel cuore della Romagna genuina, c’è il regno di Cabalisti. Lui è l’uomo del monte. E anche l’uomo dei record. Ha 49 anni. E da venticinque lancia in serie A, e ancora non è venuto…

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PALLA NEL VENTO

The king of my life!

robycaba28

 azzurro del cielo

L’azzurro del cielo in un balzo delfino per scoprire che…

il destino, è un tuffo infinito
alla scoperta
della vita…by#RobyCaba28

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la luna forma un anello quasi il delfino si volesse lanciare nel mezzo per stupire tutti coloro che guardando lo spettacolo resteranno a bocca aperta…

Un Balzo
Un Lampo
Un Sogno
Un Gioiello!!!

Italian Doughnut by L.C.D.B.® #RobyCaba28

http://www.facebook.com/l.php?u=http%3A%2F%2Fstore.ladylovegioielli.it%2Fit%2Fanelli%2Fanello-detail&h=2AQH8Ta4V

(C) Roberto Cabalisti

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QUELLA DIVERSITA’ CI SPAVENTA PERCHE’ ANCORA NON SAPPIAMO CREARE I LEGAMI

 

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Da ContatSrl.com

“Una riflessione di Valentina Usala sul tema della diversità e su quanto potremmo fare, con minimo sforzo, per migliorare la società in cui viviamo.

Il diverso fa paura. Fa paura perché in fondo non siamo così bravi a creare legami: un legame implica l’utilizzo di un elemento innato e archetipo, che seppur tale, non si concede alla così autonomamente e priva di ostacoli, conoscenza del diverso. Siamo il popolo dell’orologio facile, dei connessi con un solo click, e al tempo stesso di coloro che schivano e si disinteressano dell’elemento amore, inteso nel senso più semplice del suo significato.
Vorrei tornare indietro nel tempo, all’11 giugno 1982, quando nelle sale cinematografiche statunitensi approdava il film scalpore di Spielberg: E.T. Senza citarne la trama, vorrei focalizzarmi su alcune scene di forte rilevanza sociale che Spielberg ha saputo egregiamente mettere in scena: tolleranza, accoglienza, crescita e rispetto.
Per sottolineare poi la tematica sacra del legame.
Elliott ed E.T (da notare il fatto che la prima e ultima lettera del primo nome, compongano il nome dell’extraterrestre) si ritrovano in un giardino, l’uno più intimorito dell’altro: chi fa più paura a chi? Ci abbiamo mai riflettuto? Fanno conoscenza, e per mezzo di un escamotage Elliott riesce a condurre nella sua camera l’amico extraterrestre. Da lì inizia la conoscenza vera e propria, ovvero entrambi stanno applicando un effetto di protezione e affetto nei confronti l’uno dell’altro. Sino alla tragica scena in cui E.T decede, ma rianimato post mortem dall’amore di Elliott. E.T insegna il concetto di comunicazione, il valore dell’amicizia e che è sufficiente un cuore rosso pulsante a trasmettere il proprio amore.
Senza una sola parola. Ad ognuno il proprio talento, innato in ogni essere vivente, dal cuore pulsante.
Se in E.T. la bicicletta con cui Elliott gironzola e salva E.T da un laboratorio vivisezionista vuole in realtà simboleggiare il progresso, con le sue ruote simbolo di evoluzione, ai giorni nostri chi le ruote di una carrozzina è costretto ad utilizzarle – non di certo per scelta –  è più comodo tenerlo in un ghetto della mente e vincolare ogni sorta di contatto, legame e amore. disabile-diversita-usala-et
Come Elliott ed E.T. hanno saputo volare nel cielo, così potremmo immaginarci in una società amalgamata.
Si vola! Basta crederci. Assieme, senza condonare e far scorrere posizioni inaccettabili, senza permettere che ognuno diventi alieno di se stesso.
Tanti i metodi applicabili e possibili se solo si prestasse un occhio più acuto e vispo a date circostanze. Come diceva Beppe Dell’Acqua: “Occorrono laboratori, non ambulatori”. Laboratori che chiunque con un briciolo di umanità saprebbe creare, veramente con molto poco.
Quanta insipienza ancora?

– See more at: http://www.contactsrl.it/blog/2014/10/29/et-diversita-usala/#sthash.ndUNa0pA.dpuf


“EHHH… OPLA’ ! ” RISPONDERE E’ VIVERE. IN QUESTO MONDO E’ NECESSARIO IMPEGNARSI, SCHIERARSI PER GLI ALTRI…

…GUAI A CHI SI NASCONDE DICENDO CHE NON HA LE FORZE. BUGIE. LE FORZE LE HANNO TUTTI, NON ESISTE INDIVIDUO SENZA VOLONTA’. 
Lorella Ronconi

Una foto ed un grande commento da Claudio Coppini, che condivido e rilancio volentieri a tutti.   Da una Lorella ammalata da giorni, chiusa in casa, un messaggio a non mollare e a ridonare agli altri il ricevuto bene.

Claudio Coppini:  “Rispondere è Vivere.
In questo mondo è necessario schierarsi.
Chi ha ricevuto tanto non può restare insensibile a chi ha ricevuto tanto meno o nulla. La povertà non è mancanza di risorse ma di fraternità”

ehhhhhh...oplà!

 

 

 

(c) Lorella Ronconi


LORELLA RONCONI, CON LE MIE POESIE GRIDO: “HO VOGLIA DI VIVERE”

http://www.youtube.com/watch?v=i6uVlpwWM0w

Un video in regalo da un amico video-maker che ha realizzato,  in occasione del mio 50 compleanno. Dato il progressivo peggiorare della mia malattia,  pensavo di non arrivarci affatto a festeggiare i 50 anni.

Maurizio Borgogni avendomi fatto diverse riprese  ha utilizzato dei “scampoli” di immagini che aveva “nel cassetto” ricucendoli in  un  video emozionante  che mi rappresenta e mi fa vibrare, proprio nell’ambiente che amo di più,il mare, in una meravigliosa giornata di Luglio, a Principina a Mare, il mio piccolo paradiso.

 

Stella d’oriente

Ho danzato per te
fra i tremori di una stella.
Ho danzato per te
nei pensieri di una sera
d’estate
ho danzato per te.

Sulla sabbia che abbracciava
lo stupore del calore
fra i colori di una luce di giugno
mi stupivo con te.

Scaglie di luna sul mare
argento di spuma
sulla pelle
profumo di incanti dorati.

Danzavo per te quella sera
inseguendo miraggi d’amore

Soffitto di cielo stellato
pareti di casa il tuo corpo
sapeva di buono il mio nome

Danzando per te io credevo
di essere vera per ricevere amore.
Danzando per te non sapevo
che era un sogno e sapeva di sale.

Lorella Ronconi — Je Roule – Ed. ETS Pisa


GOVERNO ITALIANO, IL FONDO NON AUTOSUFFICIENZE PORTATO DI NUOVO A 400 MLN DI EURO

Non autosufficienze, il fondo a 400 milioni

Il Governo lo ha comunicato pochi istanti fa. Cruciale il ruolo della associazioni dei disabili: Fish, Fand e Comitato 16 novembre. 400 milioni è una cifra che eguaglia lo stanziamento record del 2008.

da Redazione  www.vita.it

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Come anticipato da Vita.it nel pomeriggio il Governo ha deciso di incrementare a 400 milioni il Fondo per le non autosufficienze, correggendo così il testo della legge di Stabilità che ne prevedeva 250. Quesot il comunicato comparso pochi istanti fa sul sito del Governo

 “Lo stanziamento per il Fondo per le non autosufficienze verrà incrementato fino a 400 milioni, rafforzato impegno di Presidenza del Consiglio e Ministero del Lavoro e Politiche Sociali.

L’impegno assunto dal Presidente del Consiglio, Matteo Renzi, per le politiche sociali e la disabilità si concretizza oggi con la strutturazione del Fondo non autosufficienza nella legge di bilancio, la sua implementazione a 400 milioni, cifra più alta mai impegnata finora, e la decisione di un tavolo interministeriale per dare sostanza e azioni al fondo, per anni dimenticato.

I passi avanti in tema di non autosufficienza sono stati raggiunti oggi e definiti su input del Presidente dal Sottosegretario alla Presidenza del Consiglio, Graziano Delrio, e dal Ministro del Lavoro, Giuliano Poletti.

Il Sottosegretario alla Presidenza del Consiglio, Graziano Delrio, ha ricevuto infatti oggi a Palazzo Chigi i rappresentanti dell’associazione “Comitato 16 novembre” vicino ai malati di Sla; contemporaneamente, presso la sede di Via Veneto, il Ministro del Lavoro e delle Politiche Sociali, Giuliano Poletti, ha ricevuto i rappresentanti delle associazioni FISH e FAND. Gli incontri erano stati sollecitati dalle Associazioni per discutere della dotazione del Fondo per le non autosufficienze e, più in generale, sulle politiche per la disabilità.

A seguito di questi incontri, il Sottosegretario Delrio ed il Ministro Poletti – dopo aver ribadito che con questa legge di stabilità il fondo per le non autosufficienze viene reso strutturale, e quindi nei prossimi anni non si dovrà ogni volta ripartire da zero come è finora avvenuto – hanno dichiarato l’impegno del governo ad incrementare lo stanziamento per il fondo stesso fino a 400 milioni di euro.

Si è inoltre convenuto di proseguire la collaborazione sulle politiche per la disabilità, a partire dalle linee di lavoro per l’attuazione del piano di azione biennale, discusse questa mattina nella riunione dell’Osservatorio Nazionale sulla condizione delle persone con disabilità, organismo che garantisce la partecipazione delle Organizzazioni rappresentative del mondo della disabilità nella definizione delle politiche del Governo in questo ambito.”

La notizia è confermata anche da Vincenzo Falabella, presidente della Fish, che ricostruisce così l’incontro: “Insieme al ministro Poletti, in costante contatto con il sottosegretario alla presidenza del Consiglio Graziano Delrio, abbiamo individuato un’ulteriore somma da destinare ad incrementare il fondo per la non autosufficienza, che non è riportato a quota 350 milioni ma cresce fino a 400 milioni”. “Abbiamo chiesto – continua – una particolare attenzione alle politiche della disabilità, che partano dal fondo non autosufficienza ma che prendano in considerazione anche gli altri fondi, come quello per le politiche sociali o quello per l’inserimento lavorativo delle persone disabili”. Dal governo è arrivato per Falabella un chiaro impegno a “rivisitare le linee di intervento governative” che hanno caratterizzato la prima versione della legge di stabilità, per reperire fondi e riorganizzare le politiche mirate: l’aumento del Fondo non autosufficienza potrebbe essere il preludio ad un incremento anche dei fondi di altre partite sociali. “Oggi è l’inizio di un confronto con il governo intero: con una programmazione strutturata che sia degna di questo nome puntiamo a non arrivare alla prossima legge di stabilità nelle stesse condizioni che hanno caratterizzato questi anni: non vogliamo colpi di reni ma una programmazione seria”.

400 milioni  è una cifra che eguaglia il record degli anni 2008, 2009 e 2010, quando il Fondo arrivò proprio a 400 mioni annui (nel 2007 erano stati 300 milioni) prima di essere completamente azzerato nel 2011 e 2012 ed essere poi ripristinato a quota 275 milioni nel 2013 e a quota 350 milioni nel 2014.

http://www.vita.it/welfare/disabilita/non-autosufficienze-il-fondo-a-400-milioni.html

 

 


COPPIA DISABILE INSEGNA IL SESSO AI DISABILI: COSA E’? NUOVO MODO DI FARE SHARE? CHI L’HA DETTO CHE UN DISABILE SIA IL SOGGETTO MIGLIORE PER INSEGNARE IL SESSO AL DISABILE?

Orrendissimo! Il circo on line? Sempre la solita storia, i disabili con i disabili.

Perchè si da per scontato che i disabili insegnino meglio ai disabili ?

La sessualità è soggettiva, la disabilità è diversa per ogni soggetto e vissuta in modo differente, la sofferenza, la tradizione, la famiglia interagiscono nello sviluppo esperienziale cognitivo. Chi può affermare che noi disabili sappiamo spiegare meglio ad altre persone con diversa abilità il sesso? O come fare sesso? Mi sembra solo una cosa da “circo” spettacolarizzante solo per fa share e quindi soldi. Non sono assolutamente d’accordo. 

 

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“Coppia disabile insegna il sesso ai disabili

Foto: Coppia disabile insegna il sesso ai disabili

E se a dare lezioni di sesso ai disabili fossero proprio due portatori di handicap? L’idea arriva dall’Inghilterra, dove l’organizzazione Enhance Uk ha lanciato The Love Lounge, un corso intensivo online tenuto da Mike, giornalista costretto su una sedia a rotelle ed Emily, scrittrice affetta da paralisi cerebrale. Lo scopo è di rompere i taboo e creare una comunità virtuale per condividere le esperienze, incoraggiando non solo i diretti interessati ma anche il loro entourage sociale e familiare a porre i più svariati quesiti sulla sessualità. Attualmente –dichiarano gli organizzatori – non c’è nessuna legge nel Regno Unito che riconosca l’importanza di un corso di educazione sessuale specializzato per i disabili. Che, nel corso di un recente sondaggio, hanno affermato di non aver mai ricevuto a scuola e all’università informazioni dettagliate sulle pratiche sessuali più adatte alla loro condizione. Di qui, l’idea di affidarli a chi in assoluto può capirli di più. Non due esperti di sesso, bensì di disabilità.”http://www.west-info.eu/it/coppia-disabile-insegna-il-sesso-ai-disabili/

 

 

 

 

 


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