Archivi del mese: dicembre 2014

2014: UN ANNO CHE SE NE VA, SOFFERTO E DIFFICILE MA DI GRANDE CRESCITA, UN ANNO #JEROULE E #BESOCIAL, UN ANNO DI GRAZIA

Un anno bello, da ricordare e un anno da dimenticare, bronchiti, infezioni, tradimenti, serpenti, piogge, ospedali, guardie mediche, telefonate notturne, ambulanze 118, paure, ma anche, sorrisi, abbracci, emozioni, e tanta poesia… un anno in cui a marzo nasce questo mio blog “Sirena Guerriglia” e in pochi mesi  è arrivato a 13 mila visualizzazioni.

FINE_2015

 

Un anno difficile con la salute, la mia malattia progredisce inesorabilmente, i medici delle cure palliative ce la mettono tutta ma  il dolore è generoso non come  i conti a fine mese sempre in rosso. Un anno di sorprese e soddisfazioni, di coraggiose scelte, di affetto e vicinanza, di stima, di amicizie meravigliose nate proprio qui, dalla rete.

Grazie a te, che mi hai incoraggiato con il tuo “click”, grazie a te che mi conosci e a te che mi “segui” per empatia,  grazie a tutti voi, buona gioia  e pienezza di felicità, un saluto all’anno che se ne va,

Allargo le braccia al 2015 che sta arrivando, la Speranza è mia fedele amica. E adesso? Buon 2015 a tutti!!!

Lorella

 


IN BELGIO NEL 2010 LA WONDERBRA HA RILANCIATO IL SUO PUSH-UP CON UNA MODELLA DISABILE. A CHE PUNTO SIAMO IN ITALIA?

GLI ESPERTI DEL SETTORE SI ERANO RESI CONTO CHE DISABILITA’ POTEVA ESSERE ANCHE BELLEZZA E BUON MARKETING

Cinque anni fa la Wonderbra belga si lanciò in una grande campagna  di sensibilizzazione sulla promozione culturale della bellezza e disabilita’. Il ritorno economico e di immagine fu strategicamente centrato, i guadagni furono strepitosi e il reggiseno torno’ negli armadi delle donne belghe oltre che aver lanciato un messaggio d’avanguardia.

Nel 2015 in Italia ancora non si vedono modelle disabili, né si ragiona su spot sostenibili con persone diversamente abili, né si pensa alle persone con disabilità  come potenziali consumatori, di reggiseni! Lontanissimi dall’ “#accessibilita’ culturale”!

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Tanja Kiewitz, modella senza mano, ricreo’ lo spot Wonderbra che era stato di Eva Herzigova nella celebre pubblicità del reggiseno Wonderbra anni prima recitava lo slogan “Guardami negli occhi…ho detto negli occhi…”

Invece la trentacinquenne belga Tanja Kiewitz non poso’ in reggiseno per vendere biancheria intima, bensì per dimostrare che ad avere un handicap non c’è niente di cui vergognarsi, e nella foto non celo’ il proprio arto sinistro a cui manca l’avambraccio: “

«Sono una donna che sa essere sexy» disse ai giornalisti e divento’ una celebrita’ in  pochissimi giorni in Belgio e in Francia.

Quella pubblicità genero’ moltissime donazioni all’organizzazione “CAP48”, che sensibilizzava sul problema dei disabili, per oltre 4 mln di euro, l’equivalente di quasi un euro per ogni cittadino belga di lingua francese.

L’articolo del Corriere della Sera http://www.corriere.it/salute/disabilita/10_ottobre_20/modella-disabile-tania-francesco-tortora_9c344f78-dc45-11df-be1f-00144f02aabc.shtml

La campagna sulla disabilità
della modella con un braccio solo

Tanja Kiewitz è la protagonista di alcuni cartelloni in Francia e Belgio.  «Sono una donna che sa essere sexy»

Tanja Kiewitz nella foto realizzata per la campagna di sensibilizzazione sulla disabilitàMILANO – Ha un corpo e un viso bellissimi, ma guardando l’immagine si nota subito anche il suo handicap: l’avvenente Tanja Kiewitz, modella che ha posato per la campagna di sensibilizzazione sulla disabilità ideata dalla organizzazione no-profit belga “Cap 48”, ha solo un braccio. In pochi giorni la trentacinquenne è diventata una vera e propria star ricevendo decine di richieste d’interviste da tutta l’Europa. A trasformarla in una celebrità è stata la foto che è comparsa su diversi cartelloni pubblicitari in Francia e in Belgio: la trentacinquenne si mostra con un reggiseno nero e guarda dritto verso l’osservatore proprio come in una celebre pubblicità del 1994 con Eva Herzigova. In alto campeggia la frase a effetto: «Guardami negli occhi… ho detto negli occhi».

TELETHON – La campagna di sensibilizzazione ribattezzata “Regard” (sguardo) è stata così un successo che l’associazione no-profit ha raccolto più di 4 milioni di euro durante l’annuale telethon, la kermesse televisiva organizzata per raccogliere fondi a favori delle persone disabili, circa il dieci per cento in più rispetto all’anno scorso. La Kiewitz, che nella vita di tutti i giorni lavora come designer, si è dichiarata orgogliosa di aver prestato il suo volto alla campagna di sensibilizzazione: «L’ho fatto perché, almeno per una volta, posso mostrarmi come sono senza dovermi nascondere – ha confessato la modella al quotidiano francese Libération – Dobbiamo smettere di pensare che io non sia un essere umano, ma solo un piccolo braccio che penzola con una personalità. Le persone, troppo spesso, pensano che i disabili non abbiano una personalità, li considerano gente diversa. Bisogna sottolineare che io sono in tutto e per tutto una donna che può essere bella e sexy».

POLEMICHE – La vita della Kiewitz è cambiata radicalmente in pochi giorni: “Sono stata tempestata da messaggi su Facebook – ha dichiarato al Daily Mail – La maggior parte delle reazioni sono state positive. Inoltre ci sono giornalisti che mi chiamano da tutto il mondo. Ciò è davvero folle». Naturalmente l’iniziativa dell’associazione no-profit ha suscitato anche qualche malumore: «Proteste sono arrivate alla Giuria d’etica pubblicitaria, ma sono state velocemente respinte – ha dichiarato Renaud Tocker, presidente di Cap48 – Dall’altra parte però abbiamo ricevuto tantissimi incoraggiamenti e apprezzamenti».

 Francesco Tortora

20 ottobre 2010 (ultima modifica: 01 novembre 2010) © RIPRODUZIONE RISERVATA


SAFESURFING: FORMARE LE PERSONE CON DISABILITA’ INTELLETTIVA SULLA PROTEZIONE DEI DATI PERSONALI SUL WEB

Furto di identità, cybercrimini e cyber bullismo:

la protezione dei dati personali, la loro sicurezza è un problema sempre piu’ grande  in particolare per le persone con disabilità intellettiva

sicurezza-siti-webDa Disabili.com
La piena partecipazione alle dinamiche sociali è supportata, oggigiorno, anche dalle tecnologie digitali. Per quanto riguarda le persone con disabilità intellettive, sono sempre di più quelle che utilizzano il web, godendo così di una importante “finestra sul mondo”,  ma anche divenendo potenziale oggetto di una serie di rischi insiti all’uso di questi strumenti. Furto di identità, cybercrimini e cyberbullismo sono tutti pericoli di cui siamo consapevoli o meno nel momento in cui utilizziamo Internet. Con il 17% degli europei vittime di furto di identità ogni anno, la protezione dei dati personali è uno dei problemi principali per la popolazione europea ed in particolare per le persone con disabilità intellettiva.

I benefici  dell’uso di questi strumenti nei vari ambiti della vita quotidiana sono evidenti (dal poter mantenere contatti con i propri amici, trovare informazioni online, cercare lavoro usando internet o le applicazione dei telefoni cellulari, ecc) allo stesso tempo, non va trascurata la condizione di rischio a cui sono sottoposte queste persone, rispetto alla restante parte della popolazione. A causa di fattori come le difficoltà relative all’ottenimento di un consenso legale da parte delle persone con disabilità intellettiva, alla comprensione di come eventualmente mettere in atto un ricorso o al semplice fatto che, ad esempio,l’accesso alle informazioni tramite il linguaggio facile da leggere e da capire può facilmente far individuare che l’utilizzatore di un determinato programma sia una persona con una disabilità intellettiva, questa fascia della popolazione risulta maggiormente vulnerabile e più esposta a rischi di abuso.

Per questo motivo Inclusion Europe (associazione europea di persone con disabilità intellettiva e delle loro famiglie) e Anffas, insieme a partner di 4 paesi europei, ha lanciato il programma SafeSurfing, con l’obiettivo di supportare la piena partecipazione alla società digitale delle persone con disabilità intellettiva, formandole in materia di protezione dei dati sul Web.

Verranno quindi realizzati dei video formativi per spiegare alle persone con disabilità quali tipi di informazioni dovrebbero condividere online, come possono proteggere se stesse ed i propri dati ed usare le nuove tecnologie in sicurezza.  Il progetto si pone l’obiettivo di raggiungere oltre 1.000 persone con disabilità intellettivautilizzando dei seminari online che offriranno ai partecipanti la possibilità di interagire e fare domande in tempo reale.  Inoltre, migliaia di altre persone potranno usufruire dei materiali informativi (cinque video relativi a diversi aspetti della protezione dati) che le associazioni partners produrranno per il progetto.

La prima parte di SafeSurfing si è svolta dall’1 al 5 dicembre, periodo in cui Inclusion Europe, Anffas, PSOUU, Mencap e FEAPS (le altre associazioni parte del progetto e rispettivamente di Polonia, Inghilterra e Spagna) hanno usato i social Facebook e Twitter per porre una domanda al giorno con l’obiettivo di capire quali sono i principali rischi del web e quali le principali aree di cui è necessario occuparsi in tale ambito.
Questi i canali social per seguire il progetto con l’hastagh #safesurfing.

pagina Facebook di Anffas Onlus
pagina Facebook di Inclusion Europe

Per info:

www.anffas.net

Da Disabili.com


UNO DEGLI ANGELI DELLA PASTA FRESCA RAGGI DI SOLE ADESSO CI SUGGERISCE LE RICETTE DEGLI IMPASTI DAL CIELO: SIMONE PELLEGRINI CI LASCIA A SOLI 33 ANNI

Il pastaio del Raggio di Sole muore

a 33 anni in ospedale.

Grande tristezza per noi della Fondazione, Simone per la sua bontà, gentilezza, dolcezza, empatia sapeva farsi benvolere immediatamente da tutti, era conosciuto in tutta la città.

“Simone Pellegrini aveva tenuto a battesimo il pastificio della Fondazione Il Sole a Grosseto, fin da piccolo soffriva di una cardiopatia congenita: i funerali a Roselle.

di Francesca Gori

GROSSETO.  Il cuore di Simone non ce l’ha fatta ad aspettare l’arrivo dell’anno nuovo. Ha battuto per l’ultima volta la notte tra sabato e domenica, nel reparto di Rianimazione dell’ospedale di Grosseto. Quel cuore ballerino che lo accompagnava da quando era nato, a causa di una grave malformazione, si è fermato per sempre. È morto cosìSimone Pellegrini, 33 anni, uno dei fondatori della cooperativa Raggio di Sole della Fondazione sul viale Uranio.

Simone viveva con la mamma Sonia a Roselle e sia nella frazione che in città lo conoscevano tutti. Per l’impegno con la Fondazione e con la cooperativa, alla quale si era dedicato per mesi prima che il suo cuore tornasse a fare le bizze un po’ più spesso del solito. Simone si muoveva con la sua piccola auto a tre ruote e non mancava occasione per fermarsi a fare due chiacchiere con chi trovava: tra Roselle e Grosseto, quella strada che congiunge la frazione al centro, gli aveva fatto conoscere tantissime persone poi diventate amiche. Persone con le quali alleggerire i momenti di dispiacere e consapevolezza di quel cuore che non se l’era mai inteso di battere il tempo come avrebbe dovuto.

Da qualche settimana le sue condizioni si erano aggravate. Era stato ricoverato in Rianimazione, poi, per qualche giorno era stato sottoposto a tutti gli accertamenti anche nel reparto Utic. Fino alle ultime ore, quando il battito del suo cuore è diventato più flebile.

La salma di Simone ieri è stata portata all’obitorio del Misericordia dove il via vai di gente è stato continuo. La mamma Sonia, che lo ha cresciuto e seguito ogni giorno con l’amore che si riserva a un figlio, ha voluto ringraziare tutte le persone che si sono affacciate a dare l’ultimo saluto a suo figlio.

Dopo l’esperienza alla Cooperativa Raggi di Sole, Simone aveva deciso di cimentarsi in un altro lavoro e stava seguendo l’iter per l’inserimento come bidello alla scuola elementare di via Sicilia.

Una novità, questa, che aveva riacceso le speranze del ragazzo. Poi però, la sua cardiopatia dilatativa, che lo accompagnava fin da piccino, si è aggravata e Simone è stato ricoverato.

Oggi, gli amici della Fondazione Il Sole e tutte le persone che lo hanno incontrato nella sua breve vita potranno dargli l’addio alla chiesa di Roselle dove alle 14,30 saranno celebrati i funerali di Pellegrini.

Francesca Gori”

Tratto da http://iltirreno.gelocal.it/


CHIARA URSINO: IO MAMMA CON DISABILITA’. CHIARA SCRIVE A SUO FIGLIO (ANCHE IN VOCALE) E FA RIFLETTERE SU I TABU’ VERSO UNA DONNA TETRAPLEGICA, CON IL PANCIONE, CHE VA A COMPRARE IL CORREDINO PER IL FIGLIO

IO, MAMMA CON DISABILITÀ…

 –  di Chiara Ursino  –  

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Caro figlio mio,
sono già passati nove mesi dal tuo concepimento e a pensarci sembra ieri.  E’ vero, tesoro mio, il tempo passa in fretta, lasciandoti però, la possibilità di scegliere  sempre. Io ho scelto di avere te nonostante tutto. E’ stata una scelta che abbiamo maturato e deciso insieme al tuo papà. Non ti nascondo, però, che io ero molto titubante nel progettare l’arrivo di un bambino, per le mie difficoltà fisiche. Devi sapere che la tua mamma ha un disabilità motoria e che quindi pensavo fosse fortemente rischioso gestire la gravidanza. Avevo mille dubbi e tante paure ma il mio desiderio di averti è stato più forte. Dalla vita, tesoro mio, ho imparato che la vita stessa è un rischio, quindi, ho deciso di rischiare anche questa volta. L’ amore che nutro verso  i bambini mi dona tanta serenità ecco perchè ho deciso di avere un figlio tutto mio, per potergli regalare tutto il mio amore. Tutte le volte che vedevo una mamma passeggiare col suo bimbo provavo una grande tenerezza e già ti immaginavo. E adesso eccoti qua. tra le mie braccia: sei piccolo e indifeso, sano e bellissimo. Sei veramente meraviglioso. Il momento tanto atteso e sognato è arrivato. Questi nove mesi  nel mio grembo tu mi davi tanta energia e mi hai comunicato tanto. So che mi ascoltavi  quando  ti cantavo qualche canzoncina. perché mi rispondevi sempre con qualche calcetto. Sai, tesoro mio, quando andavo insieme al tuo papà nei negozi per  comparti i vestitini, le commesse  mi guardavano stupite. perché ero seduta sulla sedia  a rotelle, per giunta col pancione. E quando ancora nei  primi mesi non si vedeva, la domanda che mi ponevano alla cassa era sempre la stessa : “devo fare una confezione regalo? “. Questo loro interrogativo mi ha  sempre creato un po’ di disagio poiché si andava a sottolineare che,  essendo persona con disabilità, automaticamente, non potevo, né  dovevo essere incinta. Tanta è stata la mia rabbia, ma anche la gioia perché attraverso il tuo scalpitare mi comunicavi : “mamma, stai tranquilla, ci sono anche io con te”.  Ti accompagnerò nella tua crescita sempre e comunque,  ma in alcune fasi  non sarò partecipe appieno; non posso correre insieme a te,  non posso tenerti sul dondolo ma una possibilità è uguale sia per me che per papà: donarti  tanto amore; sarà quello che ti farà crescere bene. Ti chiedo perdono, tesoro mio, se non sarò partecipe a 360 gradi ma non posso, non riesco, sarò a tratti la tua osservatrice e la persona che ti darà tutta se stessa per farti crescere come gli altri e vivere appieno la tua vita.  Tu, sicuramente, ti domanderai “perché proprio a me, una mamma sulla sedia rotelle?”. Lo so,  potevi avere una mamma migliore.. ma ricorda,  tesoro mio, l’essere migliore non dipende dallo stare in piedi o meno, ma da quello che una persona è capace di trasmettere. Ora che ci sei tu nella mia vita , mi sento più forte e insieme supereremo qualsiasi difficoltà.

(C) Chiara Ursino

http://www.giovannicertoma.it/dett_ruota.asp?id_a=6385


“E INTANTO NOI, CI MANGIAMO I PANETTONI, MENTRE CRISTO VIENE AL MONDO DIVENTIAMO PIÙ CICCIONI.. “

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“E intanto noi, ci mangiamo i panettoni, mentre Cristo viene al mondo, diventiamo più ciccioni…

O è Natale tutti i giorni

o non è Natale mai…”

Adoro questo testo di Ron, vero secondo me.  Gesu’ forse nascerà, ancora al buio, quando si spegneranno le luci e si farà silenzio, un grande silenzio che ci permetta di ascoltare le grida di tutte quelle persone che soffrono ed hanno bisogno del nostro gesto fattivo di aiuto.

Di me? Che dire? Un anno difficile il 2014, la salute, la mia malattia progredita, i conti a fine mese sempre in bilico, le preoccupazioni per la salute dei miei.  Questo che passa anche un anno di sorprese e soddisfazioni però, di coraggiose scelte, di affetto e vicinanza, di stima, di amicizie meravigliose nate proprio qui, dalla rete.

Grazie!

Buona gioia del Natale e pienezza di felicità nel prossimissimo 2015, che le Stelle proteggano i tuoi sogni e ti portino Luce nel cuore.

Auguri, buon Natale a tutti!

© Lorella Ronconi


AFFETTIVITA’, SESSUALITA’, DISABILITA’. UN VECCHIO ARTICOLO SEMPRE ATTUALE PURTROPPO NON SE NE PARLA ABBASTANZA, IL DIRITTO ALL’AFFETTO PER LE PERSONE CON DISABILITA’ FA ANCORA PAURA

Disabilità, affettività e sessualità, riporto un articolo del 14 Febbraio 2011 ma tutt’oggi attuale purtroppo!!! Non voglio abbassare la mia testardaggine, il diritto all’affettivita’ esiste gia’ la cosa difficile è farcelo riconoscere dalla societa’ …

Per cui, anche in questo Natale 2014 io ne parlo.

Auguri a tutti di affetto, gioia e pace infiniti!

La battaglia per il sesso dei disabili

Lorella Ronconi chiede un assistente anche a Grosseto di Francesca Ferri massimo jeroule 65991_10200523052068146_1174215726_n

GROSSETO – Lunedì scorso era il giorno di San Valentino, la festa degli innamorati, ma non tutti hanno potuto festeggiarlo. Sono circa 2 milioni e 800mila gli italiani che convivono con una disabilità fisica o psichica (dati di http://www.handicapincifre.it).
E la maggior parte di loro è costretta a rinunciare a una vita affettiva e sessuale. Il sesso, nell’esistenza dei disabili, è ancora uno dei tabù più impenetrabili. Per i genitori spesso è preferibile nascondere le pulsazioni dei figli o reprimerle con i farmaci. La possibilità, per un disabile fisico o psichico, di coltivare una relazione amorosa suscita una curiosità morbosa mista a pena nei cosiddetti “normodotati”.
Eppure il bisogno di affetto al di là di quello genitoriale, il desiderio di contatto fisico che vada oltre l’abbraccio di un amico e l’istinto sessuale non sono “diversi” nei disabili rispetto ai “normodotati”. E non poter vivere spontaneamente i propri sentimenti e le proprie pulsazioni ha per queste persone conseguenze tragiche, di cui si fanno dolorosamente carico le famiglie.
Per questo la presidente dell’associazione grossetana “Comitato per l’accesso”, Lorella Ronconi, costretta su una carrozzella da quindici anni, dopo anni di battaglie per abbattere le barriere architettoniche, ha deciso di avviare una lotta d’avanguardia contro le non meno granitiche barriere culturali.
«La Convenzione Onu dei diritti delle persone con disabilità – spiega Ronconi – sancisce il loro diritto a farsi una famiglia. Questo implica necessariamente vivere la propria sessualità. Purtroppo, l’idea comune è che i disabili siano creature asessuate, malate e per questo da tenere alla larga dal sesso. Una mentalità che uccide».
I disabili e le loro famiglie sanno bene che le cose stanno diversamente. «Il bisogno d’affetto e le pulsazioni sessuali, non necessariamente vincolati l’uno all’altro, sono istinti naturale nei normodotati come nei disabili – spiega Ronconi – e negarli significa vivere contro natura».
Per questo sin dagli anni’80 in Germania, Svezia, Olanda e nella vicina Svizzera i servizi sanitari nazionali mettono a disposizione dei disabili che lo richiedono un assistente sessuale, un uomo o una donna che, dopo un corso di specializzazione (in Svizzera dura 3 anni) per approfondire aspetti psicologici e sanitari, offre contatti sessuali ai disabili a domicilio o in strutture sanitarie. Massaggi, carezze, abbracci, coccole, ad esclusione di rapporti orali e rapporti completi, sono le prestazioni di un assistente sessuale, la cui parcella si aggira sui 150 euro.
L’Italia, manco a dirlo, è anni luce lontana dall’esperienza europea. Eppure ultimamente qualcosa si muove, pur nell’ambito dell’iniziativa di singole associazioni (tra le altre, la Adn di Torino dal 2007, insieme alla Asl, ha uno sportello di consulenza e orientamento sulla sessualità per i disabili). La richiesta ufficiale al ministro per le Pari opportunità Mara Carfagna di introdurre anche in Italia l’assistente sessuale per disabili è arrivata lo scorso maggio dalla Federsex, associazione dei club privé. Un sondaggio internet del sito www.disabili.com rivela che il 77 per cento dei disabili sarebbe favorevole.
«Chiediamo che questa figura sia introdotta anche in Italia. Non dobbiamo dimenticare che quello alla sessualità è un diritto – conclude Ronconi – è che questo diritto oggi per alcuni cittadini italiani viene violato. E per questo vi batteremo».

«Da argomento tabù ad una serie di lezioni»
A Grosseto il diritto alla sessualità per i disabili non è argomento nuovo. L’anno scorso la sessuologa Eleonora Motta ha tenuto un seminario di incontri per sostenere e informare i familiari. «Manca un’educazione sessuale nei genitori – spiega Motta – che sono impreparati a gestire questo aspetto e, come unico rimedio, danno ai figli farmaci che inibiscono la libido e che sono, di fatto, una castrazione chimica. Per i maschi, in alternativa, è alto il ricorso a prostitute; le ragazze sono invece semplicemente ignorate». Un assistente sessuale potrebbe alleviare le loro sofferenze. «Perché – spiega Motta – di vere sofferenze si tratta. Anche se spesso quel che più manca è soddisfare un affetto – e questo è il punto debole dell’assistenza sessuale – almeno c’è un contatto fisico che aiuta i disabili ad avere consapevolezza del loro corpo».

(C) Francesca Ferri

Lorella Ronconi è nata a Grosseto nel 1962. E' all'età di due anni che si manifesta la grave malattia genetica che accompagna la sua esistenza: pseudoacondroplasia emersa, che la costringe da anni in carrozzella. Vive parte della sua giornata a letto a causa dei dolori che le sue condizioni le causano: la poesia è la sua fedele compagna.

Lorella Ronconi è nata a Grosseto nel 1962.
E’ all’età di due anni che si manifesta la grave malattia genetica che accompagna la sua esistenza: pseudoacondroplasia emersa, che la costringe da anni in carrozzella. Vive parte della sua giornata a letto a causa dei dolori che le sue condizioni le causano: la poesia è la sua fedele compagna.


C’E’QUALCOSA DI TERRIBILMENTE MORBOSO NELLA COMPASSIONE…

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C’è qualcosa di terribilmente morboso nella compassione che oggi si prova per la sofferenza. Si dovrebbe provare simpatia per il colore, la bellezza, la gioia di vivere. Quanto meno si parla dei mali della vita, tanto meglio è.

(Oscar Wilde)


I 20 MOTIVI PER CUI E’ UN VANTAGGIO AVERE UNA FIDANZATA BASSA: ALLORA HO SPERANZA ANCHE IO! :)

Avete una fidanzata bassa?  Allora ecco a voi 20 motivi che vi saranno d’incoraggiamento nella vostra impresa. Prendeteli alla lettera, non ve ne pentirete.

1.    Ci sono buone probabilità che tu sia più alto;
2.    Quando la porti in un museo paghi meno perché puoi farla passare per una tredicenne; XD
3.    Se hai bisogno di spazio in auto puoi comodamente riporla nel portaoggetti;
4.    Abbracciarla è riposante perché puoi appoggiare il mento sulla sua testa;
5.    A letto è il partner perfetto per sperimentare acrobazie circensi;
6.    Quando si mette i tacchi non ti senti umiliato;
7.    Puoi nascondere i film che vuoi tenere segreti in cima alla libreria che tanto non li vedrà mai;
8.    Le sue mani piccoline faranno sembrare molto più grande il tuo arnese. (Facciamoci una risata)
9.    Se vi cadono le chiavi in un tombino lei potrà con facilità calarsi nei cunicoli delle fogne;
10.  Quando la baciate si deve mettere in punta di piedi, cosa che dà soddisfazione;

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11.    Potete prenderla in braccio anche se siete delle mammolette;
12.    Quando c’è carenza di attaccapanni è perfetta per appoggiare il cappotto; XD
13.    Se vi chiede di portarla in piscina potete gettarla su una pozzanghera che tanto non tocca comunque ed è felice;
14.    È una perfetta compagna di squadra nelle gare di limbo;
15.    Vista da dietro vi sembrerà sempre una fresca ragazzina;
16.    Se vi vuole prendere a sberle basta mettergli una mano in fronte e tendere il braccio per tenerla a distanza e godersi la comicità del suo tentativo di colpirvi;
17.    È perfetta per cambiare la ruota dell’auto quando bucate;
18.    Se vi si slaccia una scarpa vi basta alzare leggermente il piede e lei lo farà al posto vostro;
19.    Potete riciclare la bicicletta che usavate da piccolo e regalargliela a S. Valentino;
20.   E infine, per lei non è molto comodo baciarvi, dunque massima tranquillità, gestirete voi i baci nel rapporto di coppia.

Facciamoci una risata. Articoli così servono a questo ! 

Articolo tratto da: www.viaggionellatesta.org

 

 

 

 

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FRANCO BOMPREZZI, ADDIO A UN UOMO INDIMENTICABILE CHE HA COMBATTUTO PER I DIRITTI DELLE PERSONE DIVERSAMENTE ABILI IN ITALIA

Con l’animo triste ma orgogliosa di averlo conosciuto il mio ricordo ad un uomo che ha cambiato la nostra storia, la nostra cultura, con il suo impegno ha spianato molte strade a noi, diversamente abili. Giornalista, impegnato, persona di grande cultura e coraggiosa determinazione, non ha mai ceduto a compromessi: la persona diversamente abile aveva il diritto alla vita e il diritto che le persone riconoscessero quel diritto.

Ecco l’ultimo editoriale che Franco Bomprezzi ha scritto per Vita.it  pochi giorni prima di morire, leggerlo e leggere altri suoi pezzi dà la misura della sua superiorità:  grazie Franco!

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Da Vita.it 08/12/2014 COSCIENZA

Liberi di volare

Sì, c’è anche il numero del letto: 15. Un piccolo progresso dal letto 14 dell’Unità Spinale di Niguarda, da dove vi ho scritto qualche anno fa piccole cronache di degenza e di umanità. Questa volta mi trovo al Centro Clinico Nemo, sempre a Niguarda. Ho scelto di ricoverarmi qui per capire bene che cosa stesse succedendo al mio organismo, che non sta funzionando a dovere, e non solo per le conseguenze di un’embolia polmonare. Avevo ragione, c’era altro, problemi per così dire di funzionamento nientemeno che del pancreas e del fegato. Lo hanno capito in poche ore di day-hospital e quindi non mi hanno lasciato andare a casa, ma sono stato accolto subito in questo reparto luminoso, caldo, dai colori pastello della speranza e della serenità: i colori del pesciolino Nemo. Perché qui c’è una rete che spinge verso l’alto, con affiatamento e competenze elevatissime. Dicevo del numero del letto. In realtà la camera nella quale mi trovo ha un nome: “Liberi di volare”, e dentro è piena di fumetti che rappresentano aerei in volo, e persino sul pavimento sono tracciati aeroplanini color arancio.

E’ un centro specializzato nato dall’incrocio di tante volontà e di personaggi tenaci: Alberto Fontana, Mario Melazzini, Renato Pocaterra, come dire Uildm e Telethon, Aisla, Famiglie Sma (atrofia muscolare spinale). Il tutto convergente nella Fondazione Serena, un modo concreto di coniugare ricerca e assistenza, e offrire un servizio di eccellenza a tante famiglie che non avevano fino a pochi anni fa un riferimento unico al quale rivolgersi con fiducia.

Ecco, è qui che sto combattendo una nuova battaglia per ritrovare salute e qualità della vita. Coccolato dalle Oss e dagli infermieri, curato con attenzione certosina dall’équipe medica, sento già i primi segni della riscossa. Ma sono anche giorni nei quali il pensiero è davvero libero di volare. Il pensiero di ciò che ho fatto sino ad ora, di ciò che vorrei continuare a fare a lungo, l’analisi serena dei progetti che mi spingono a guarire in fretta, perché c’è tanto da fare.

In un Paese nel quale sembra che nulla funzioni, ho trovato la conferma che non è vero, non c’è da disperarsi. Volevo per ora condividere con voi questa mia sensazione di serenità. Ne scriverò ancora.

 Franco Bomprezzi

Franco Bomprezzi

Giornalista e scrittore, classe 1952. Vive e lavora in sedia a rotelle. Attualmente “free lance” per scelta, si dedica alla comunicazione sociale e all’informazione sulla disabilità. Nominato Cavaliere dal presidente Napolitano, il 3 dicembre 2007. Da allora ha tagliato anche i baffi.


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