NON ACCETTO AUGURI DI “BUONA BEFANA”

Anche questo anno gli auguri di “buona Befana”. Anche questo anno non li accetto e mi sento offesa. 

Io befana lo sono e non me ne vergogno. Ho ironia per ogni momento della vita, anche in sala operatoria, ma non condivido degli auguri di chi mi da della Befana” il 6 gennaio, li ritengo molto tristi e offensivi.
auguri-befana-2015-frasi-facebook-email-cartolineCome ex Commissario Commissione Pari Opportunità Provincia di Grosseto ho fatto con le miei colleghi un duro lavoro per abbattere stereotipi, tabù, luoghi comuni, mandare degli auguri di Befana ad una donna è dispregiativo, con qualsiasi ironia ci si voglia ricamare sopra. Riflettiamo, sotto il buonumore c’è una offesa.
Ci sono addirittura siti web dedicati per scaricare gli auguri piu’ “simpatici” o “porno”… ma dai! Il web non pensiamo che ci aiuti se non sappiamo usare la nostra testa da soli.
Il 6 si festeggia l’Epifania= Manifestazione di Gesù ai Magi, la Befana, nella tradizione volgare, è una vecchina, grinzosa, con abiti stracciati, un fazzoletto annodato sotto il mento, scarpe vecchie che gira su una scopa a portare dolci o carbone a chi è stato buono o cattivo durante l’anno passato.
Nel linguaggio comune dare della “Befana” ad una donna non è un bel complimento, i giornalisti ben lo sanno. 
Consideriamo il 25 novembre, giornata nazionale contro la violenza sulle donne, l’8 marzo, la donna in queste date si “celebra” come persona per i suoi diritti, contro gli stereotipi di genere, le violenze, la dignità, il lavoro, il cammino per la sua disparità e poi? Il 6 gennaio, ci affrettiamo a riempire di messaggi le chat dei social e giù sms e tag ad intasare memorie cellulari. 

Il 6 gennaio è la festa della Befana è una festa per i bambini, l’Epifania del Signore ai Magi, e noi donne? Ci divertiamo ad inviarci auguri copia e incolla per darci delle befane, non li accetto, offendono l’impegno contro le violenze.

Rispondo agli auguri con: “Che la Bellezza, prima o poi riesca a manifestarsi anche in te!”

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Quando ci si avvicina al giorno dell’Epifania, ecco che arrivano i messaggi di “auguri” di “buona befana”. Sbucano da tutti i social e varie chat, gli “auguri” di amici/amiche conoscenti anonimi, messaggi in tutti i formati, immagini, frasi, audio, copia e incolla, ovviamente da inoltrare almeno a 10 amiche (le catene non avranno mai fine?). Tutto questo a me fa arrabbiare, non lo trovo giusto , mette anche un grande senso di tristezza. Mi direte che in me c’è una punta di stizzosa insistenza, forse sarò esagerata? Certamente, ma trovo che farci gli auguri di buona befana, soprattutto tra noi donne, è un tradimento intellettuale, uno stereotipo che va contromano a tutte le nostre azioni sul rispetto, sul valore della donna. Un augurio “retaggio” culturale di cui non ci rendiamo conto, un messaggio negativo travestito da “tanto  per ridere”.

No, no, no, io non ci sto. Non mi capaciterò mai di questa squallida “tradizione” che si viralizza via social . Mi dicono: “E vabbè, dai, è un modo per scherzare tra noi, prendila con ironia”.

Dire ad ad una donna befana, non è fare ironia; abbiamo fatto molta strada, partecipiamo a movimenti, comitati, flash mob, scriviamo frasi sui social per essere ancora più vicine/i alle donne, soprattutto a quelle maltrattate e poi ci perdiamo con la befana? Le scarpette rosse hanno un simbolo  serio, non possiamo offenderci tra noi se vogliamo il rispetto dagli altri.

Come!?!!? Per scherzare? Ed oltretutto tra donne ci diamo della befana in modo aziendale come gli auguri di Natale? Lo trovate ironico? Un po’ di ironia? Sulle donne? Perché guardate, dire befana equivale a dire a dire che è brutta, vecchia, senza denti, racchia, cenciosa, antipatica, insopportabile e via via.

È vero che nella tradizione la vecchina è benefica perché porta i doni ed esiste una leggenda medievale che identifica in una vecchina quella che dette informazioni ai magi  su dove trovare Gesù, ma è anche vero che la storia della vecchia canuta e rattrappita è assai più antica ed è legata a riti propiziatori romani per i raccolti a venire e alla fine dell’inverno.
In alcune regioni d’Italia il fantoccio della vecchia viene tuttora bruciato, come nei falò del panevin di Oderzo o Brusa la Vecia diffuso nel trevigiano. Molto suggestivo , ma il senso è proprio quello di bruciare il vecchio e, conseguentemente – secondo il pensiero collettivo – brutto, per andare incontro al nuovo, al giovane e bello. Insomma la primavera.

E sicuramente chi dà della befana a una donna non lo dice perché quella donna è buona e distribuisce doni, ma lo fa nel senso primario e letterale del termine che è SEMPRE , in ogni sostantivo, quello che salta agli occhi e non quello che si percepisce del carattere. E agli occhi salta ciò che è fisico, ciò che è reale. Cioè la bruttezza, la vecchiaia. Se qualcuno si riferisce alla moglie o alla compagna di un amico definendola una befana, non lo fa certo per dire che la signora è tanto brava e buona, ma perché è brutta, perché di concia e si veste male. Insomma è una persona di cui si può ridere e questo è altamente offensivo. Non ci permetteremo  mai di dirlo a nessuno durante l’anno, invece… il 6 gennaio, infamiamoci pure, ma dentro una barzelletta, è meno evidente l’offesa.

Ma la befana è una festa per bambini, lo abbiamo dimenticato?

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Eppure per il 6 gennaio ci dimentichiamo il punto focale, siamo donne, persone, siamo quelle che vorremmo essere rispettate, non maltrattate, mai più scarpette rosse. Vorrei domandare a tutte noi: dicendoci : “Prepara la scopa che domattina ti aspetto”, dove sono finiti tutti i nostri discorsi, convegni sul corpo delle donne, sul rispetto alla persona, sull’ugualianza di genere, le nostre commissioni per le pari opportunità contro tutti i tabù di genere ? Dove sono finite le nostre marce per l’8 marzo ? Il 25 novembre? Ed eccoci, siamo a celebrare l’Epifania del Signore con “messaggini catene” per dare della befana alle nostre amicizie: “Invialo agli altri, se tornerà indietro anche a me, ne sarò felice” , roba incredibile!

PENSIAMOCI. Noi donne siamo persone meravigliose, con tutte le nostre difficoltà, amiamoci, rispettiamoci, facciamoci delle carezze. Siamo fate, mai befane. Cominciamo a non darci delle befane, interrompiamo questa orrenda catena contro noi stesse, anche da questo piccolo, piccolo gesto passa la nostra battaglia del 25 novembre.

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L’essere donna non significa essere Befana. Vogliamoci bene, diamoci  delle supereroine!

Scusatemi, perdonatemi, ma non lo accetto……ed ogni anno lo ripeterò.

Che la Bellezza, prima o poi riesca a manifestarsi anche in te!

Buona festa dell’Epifania a tutti!

Dal vocabolario Garzanti. “befana” pl. -e

1. personaggio fantastico raffigurato come una vecchia brutta ma benefica che porta doni ai bambini la notte dell’Epifania |credere (ancora) alla befana, (fig.) essere ingenuo come un bimbo

2. (fam.) (anche con iniziale maiuscola) la festa dell’Epifania: sono in ferie fino alla Befana | i regali fatti alla festa dell’Epifania: fare, ricevere la befana
3. donna brutta e vecchia o, anche, antipatica, insopportabile accr. befanona, befanone (m.), pegg. befanaccia
Etimologia: ← lat. epiphanĭa(m); cfr. epifania.
Dal vocabolario Treccani: “befana s. f. [lat. *epiphanĭa per epiphanīa: v. epifania]. – 
1. Nome pop. dell’Epifania: la festa della b. (o, con iniziale maiuscola, della B.); per la b. (o la Bandremo a sciarele vacanze durano fino alla b. (o alla B); è tradizione, a ricordo dei re Magi, fare in quel giorno regali ai bambini (e, in tempi recenti, anche agli adulti): i bambini aspettavano con impazienza la b.; la zia le aveva promesso una bambola per la befana; per la befana il marito le ha fatto trovare un anello
2. a.Personificazione dell’Epifania: la vecchia, bruttissima ma benefica, che di notte, scendendo per la cappa del camino, lascia nelle scarpe, o più spesso nelle calze, dei bambini buoni, doni e dolciumi (ai cattivi, pezzi di carbone). b. fig. Donna brutta: s’è sposato quella b. (molto raro il masch. befano, uomo brutto). 

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Scusatemi, perdonatemi, ma non lo accetto…. Ogni anno lo ripeterò.

Informazioni su Lorella Ronconi

Freeway on my wheelchair, social branding influencer, content marketing management, poetessa per amore della mia vita. "Ruoto, scivolo, piroetto tra vanità e gambe frettolose, non trovo le mie orme, ma io ruoto, si, in un mondo fatto di passi . Je Roule #JeRouleAvecToi, #ionomivergogno, #iosonorara "Dopo tanta sofferenza provocatami dall’ignoranza delle persone riguardo la mia diversa abilità, dopo tanto sentirmi “mostro” e nascondermi all’altro, ecco che mi guardo allo specchio e mi sento Sirena. Se nella mia precedente raccolta di poesie (Je Roule, E.T.S., Pisa 2008) “ruotavo”, riferendomi al mio vivere in carrozzella e ripiegandomi sulla mia condizione, adesso promuovo me stessa accettandomi con grande amore, con nuova forza e rinnovata autostima. Ho cambiato pelle, ora “guizzo”: ora sono una Sirena. Entità leggendaria, metà donna e metà fantastica frequentatrice delle più remote profondità del mare, la Sirena nuota e si muove in energica sintonia con il suo mondo; osserva, accucciata sulla roccia, le navi e i marinai e comprende che non potrà mai correre sulla terra ferma tra quei “piedi guerrigli”, né essi potranno mai nuotare negli abissi profondi degli oceani. “Tra voi e me c’è una distanza incolmabile”, sembra dire la Sirena, guardando lontano; la tristezza può impadronirsi di lei ma il tuffo guizzante la rinvigorisce, le rinnova le forze, la fa risentire combattiva, “guerriglia”. Lei, la Sirena, ed io, Lorella, crediamo fermamente nell’uguaglianza dei diritti e nella grande, magnifica ricchezza delle differenti abilità. L’unicità e l’irripetibilità di ciascuno di noi ci fa naturalmente guadagnare il diritto di essere parimenti accettati nella nostra normalità”. Cav. Lorella Ronconi www.lorellaronconi.it @lorellaronconi https://www.facebook.com/lorellaronconietor?ref=hl Vedi tutti gli articoli di Lorella Ronconi

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