Sono talmente rara che mi faccio paura da sola.
Il mio scheletro, con le articolazioni staccate, la scoliosi che lo ruota e le due pesanti barre d’acciaio, è più simile ad un’aliena, ad un pesce, fa’ design . Preferisco pensarmi come un’affascinante sirena, rarissima, in precoce estinzione.
Una sirena, come Lorelay, la mitologica sirena narrata nelle antiche novelle fiamminghe. Una ‘donnapesce’ arenata in Maremma, a Grosseto, felice di essere e di fare, nonostante la sua evidente diversità … Ora però sono sperduta, disorientata dalla situazione fisica, dal dolore crudo, dal dover rinunciare, cambiare, perdersi e ritrovarsi per cercare sorrisi.
Sfiancata dalla malattia che si evolve, dalle sue evoluzioni sempre più dolorose… ma anche dai retaggi, stereotipi, dalle barriere culturali e architettoniche, dalla rassegnazione, dall’opulentismo.
Indifferenza altrui? No, solo paura.
Sono consapevole, come scrivo in questi versi, dell’inconsapevolezza (ovviamente) che le persone hanno di me. Nemmeno io ho idea della mia genetica così fuori dalla norma. Ho paura, si. Ho paura di non farcela. Ho bisogno di sorridere, del buongiorno della gente, di sorrisi e verità, di coraggio e partecipazione e strade lisce che non mi facciano più prendere pasticche doppia razione e intelligenza umana .
Ho bisogno di carrozzelle anche per chi è un metro e 20. Di auto attrezzate senza vibrazioni, di miracoli, di Fede, di fratelli e sorelle, di generi, nipoti e sogni… e baseball e battaglie, ancora da inseguire.
© Lorella Ronconi
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