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L’ULTIMO SUONO DEL TUO ADDIO

L’ultimo suono del tuo addio,
mi disse che non sapevo nulla
e che era giunto
il tempo necessario
di imparare i perché della materia.

Così, tra pietra e pietra
seppi che sommare è unire
e che sottrarre ci lascia
soli e vuoti.

Che i colori riflettono
l’ingenua volontà dell’occhio.
Che i solfeggi e i sol
implorano la fame dell’udito.
Che le strade e la polvere
sono la ragione dei passi.
Che la strada più breve
fra due punti
è il cerchio che li unisce
in un abbraccio sorpreso.
Che due più due
può essere un brano di Vivaldi.
Che i geni amabili
abitano le bottiglie del buon vino.

Con tutto questo già appreso
tornai a disfare l’eco del tuo addio
e al suo posto palpitante a scrivere                                                                                 

la Più Bella Storia d’Amore
ma, come dice l’adagio
non si finisce mai
di imparare e di dubitare.

E così, ancora una volta
tanto facilmente come nasce una rosa
o si morde la coda una stella fugace,
seppi che la mia opera era stata scritta
perché La Più Bella Storia d’Amore
è possibile solo
nella serena e inquietante
calligrafia dei tuoi occhi.

(Luis Sepulveda)

Il mio addio, a Dio, a rivederci ad uno dei miei grandi autori preferiti, Luis Sepulveda. Si è spento a causa del Coronavirus, il 16 aprile 2020. Il suo corpo si è fermato, ma la sua energia, la sua grandezza, la sua luce non è spenta. Lo immagino come un cantastorie che amava l’amicizia.

Ci ha donato una grandissima eredità, i suoi racconti, i suoi scritti, le sue favole, qualcuno le sottolinea come smielose, secondo me sono delle grandi spunti di riflessione dedicate, alla vita, all’amicizia, all’amore. Le sue favole sono gemme di positività, a parer mio un grande.  ecco un estratto dall’Introduzione di Bruno Arpaia, dal libro, Tutti i racconti.

“‘Dopo aver buttato via moltissimi racconti che mi sembravano scritti da un secondo Cortázar, meno bravo di lui, mi decisi a raccoglierne alcuni in un libro’ mi disse Sepúlveda una sera a Gijón. ‘E lì imparai che il genere che più mi piaceva, quello in cui mi sentivo più a mio agio, era il genere più difficile: il racconto breve. Quando scrivi un romanzo, a volte può succedere che i personaggi ti sfuggano per un po’ di mano, e va benissimo, a patto che poi tu riesca a recuperarli e a ricondurli sul sentiero prestabilito. Nel racconto, non può accadere neanche questo, non ne hai il tempo e la possibilità, eppure in quel genere mi sento a mio agio perché la sfida è terribile: il racconto è narrazione pura.’ Ed è forse nel racconto che Sepúlveda dà il meglio di sé, grazie al suo gusto per le immagini pennellate con estrema cura, alla sua capacità affabulatoria ed evocativa. Avere sotto mano, in un unico volume, tutte le sue narrazioni brevi consente dunque al lettore di apprezzare ancora meglio queste sue virtù, viaggiando con maggiore comodità nei suoi microuniversi che si svolgono negli scenari più remoti e diversi, dalla Patagonia al Nicaragua, da Amburgo al Cile. Percorrendo d’un fiato questi paesaggi, ci si renderà anche conto dell’evoluzione dell’autore cileno, fino ai racconti più recenti, in cui la voce di Luis Sepúlveda diviene inconfondibile e imperiosa come un marchio di fabbrica.” (Dall’Introduzione di Bruno Arpaia).


21 FEBBRAIO – PRIMAVERA A MARE

Primavera sul mare.

Soltanto i vostri occhi giocondi
potrebbero tutto specchiare
l’azzurro, onde avvien ch’oggi inondi
primavera dolce il mio mare,
È sul mare una ridda vaga
di gai serpentelli di fuoco,
che sui vivi flutti dilaga
tra il gemito dell’onde roco.
Passan l’ore sul mare in danza
chiare nella fresca mattina
e recano un’acre fragranza
d’alghe nella chioma azzurrina.
Ed io sotto l’ora imminente,
guardando il colore nel mare
come luce in drappo lucente
col mutar dei flutti mutare,
penso un altro cielo men grande,
che ride nei vostri occhi intenti,
e un mare ove un mio legno spande
la vela (ala azzurra) nei venti.

Quel cielo è qual nappo riverso
che al sogno mio trepido incomba,
e squilli con tìntino terso
se l’ape captiva vi romba.
Quel mare non vuol nave vasta,
che veleggi a segno di stella :
un guscio di noce gli basta
col sereno e con la procella.
E a un guscio il mio sogno commetto,
e un gnomo gli dò per piloto:
tentenna il minuto legnetto
sui flutti colore di loto.
Per dove? il folletto già salpa,
da poppa sedendo egli fuma,
la florida barba si palpa,
interroga il cirro e la spuma.
Ma i cirri son nembi di rose,
fiorite isolette lontane,
e l’onde accorrendo festose
in bocca han di perle collane.

A fior d’acque palpita il vanno
com’ala di presa farfalla:
attratti dal pendulo inganno
grandi pesci salgono a galla.
Per dove? Lontano è una terra,
che nel sogno il cuore intravide:
il mare d’intorno la serra,
un cielo di perla l’arride :
col vento freschissimi aneliti
ne giungon di chiusi orticelli:
vi migrano a stormi pei cieli
i miei versi, garruli augelli.
Ma lungo è il viaggio, o Malia,
e la terra è lontana ancora:
un’ombra di melanconia
affligge di brame l’aurora.
A voi per il mar che s’inciela
l’alato burchiel si commette:
date, date all’azzurra vela
venticello di parolette.

ANTONIO AUGUSTO RUBINO da VERSI A “MALIA”

 


EMOZIONE BELLA

Sei emozione bella.

Spasmo attorcente che piega, che toglie il respiro.

Contorta, schiacciata
di gioia fresca boccheggio
e annaspo in battiti esultanti di te.

Emozione bella!

Un lacrima scende
copiosa e invadente.

Ti allontani
ma sono d’oro io
riscoperta
tra le emozioni fatte di te.

© Lorella Ronconi

(Dalla raccolta

Sirena Guerriglia 2013)


TI AUGURO QUELLO CHE I PIU’ NON HANNO

Il mio augurio a tutti voi, con un saluto al tempo avuto, al vecchio anno che se ne sta andando. Per la prima volta felice di lasciare un anno terribile, consapevole che il peggio arriverà ma determinata a sorridere ancora e ancora di gioia terrena. Un augurio al nuovo anno, al giovane ignaro e ricco di appassionata, curiosa innocenza,  ti aspetto 2018.

TI AUGURO QUELLO CHE I PIU’ NON HANNO, CON TUTTO IL CUORE TI AUGURO TEMPO

“Ti auguro tempo”Elli Michler 

Non ti auguro un dono qualsiasi, ti auguro soltanto quello che i più non hanno.
Ti auguro tempo, per divertirti e per ridere; se lo impiegherai bene potrai ricavarne qualcosa.
Ti auguro tempo, per il tuo fare e il tuo pensare, non solo per te stesso, ma anche per donarlo agli altri.
Ti auguro tempo, non per affrettarti a correre, ma tempo per essere contento.
Ti auguro tempo, non soltanto per trascorrerlo, ti auguro tempo perché te ne resti: tempo per stupirti e tempo per fidarti e non soltanto per guadarlo sull’orologio.
Ti auguro tempo per guardare le stelle e tempo per crescere, per maturare.
Ti auguro tempo per sperare nuovamente e per amare. Non ha più senso rimandare.
Ti auguro tempo per trovare te stesso, per vivere ogni tuo giorno, ogni tua ora come un dono.
Ti auguro tempo anche per perdonare. Ti auguro di avere tempo, tempo per la vita.

 

 


IL SANTONE DISABILE

Non solo il 3 dicembre è “persone con disabilità”, si dovrebbe fare memoria, spiegare, formare, abbattere barriere e stereotipi, fare, essere ed avere cultura per dare cultura al futuro. Un articolo di Andreina Natoli, una riflessione in merito alle persone con disabilità, “accessibile”, senza barriere, bellissimo, speciale per me.

Questo articolo nasce dall’esperienza di una grande amicizia, quella di Andreina e me, Lorella Ronconi. Andreina scrive il suo carissimo, dolce, appello per Lorella, ma il suo scritto è l’appello che vorrei fosse fatto per tutte le persone diversamente abili che nel 2017 devono ancora dimostrare con fatiche enormi, le loro capacità, le loro qualità, le loro abilità, le loro professionalità per essere considerati quasi come persone e non pupazzini di peluches.  E’ una violenza gratuita dover essere costretti a dimostrare di essere persone, come dover scalare l’Everest ogni momento. Vi assicuro, non sono la malattia, il dolore, la disperazione socio sanitaria, la poca economia nelle nostre tasche a farci sentire sbagliati, stupidi, è l’ignoranza totale verso le nostre capacità, la  consapevolezza che in molti (non tutti per fortuna) di essere considerati “eterni cucciolini incapaci”, per cui non calcolati nella vita quotidiana. “Esserini” degni solo di “ini”: bacini, coccolini, pietosismini. Sono una donna diretta, che sa essere sincera, ve lo dico: adoro i cuoricini ma al momento giusto e se me li merito. Grazie per questo testo, grazie ad Andreina Natoli che mi ha innalzato, che ci ha innalzato da il sottoterra in cui talvolta viviamo, non per condizione, ma per cultura.

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Il Santone disabile

di Andreina Natoli

Lorella Ronconi. Mia compagna di scuola delle superiori, mia grandissima amica, inseparabili dall’età di 16 anni fino ai 21, cioè fino a quando mi sono sposata e trasferita nelle Marche. Divise fisicamente ormai da ben 34 anni, sempre vicine con il cuore, lo spirito, le idee, tuttora capaci di comprenderci anche potendoci vedere solamente per  un giorno all’anno. Lorella Ronconi: disabile. Perché do questa informazione, che per me sarebbe  superflua? Perché la disabilità ci spaventa. La maggior parte delle persone, magari inconsciamente, non sa come rapportarsi con un disabile, soprattutto se la persona in questione ha un cervello ed una capacità di empatia che è superiore alla media. Nell’ansia di far vedere che non si hanno pregiudizi, si tende a trattare il disabile come un individuo “fragile”, incapace di affrontare  le difficoltà della vita come le persone cosiddette “normali”.  Si tende a idealizzarlo, vedendolo come un’entità staccata dal reale, che vive di spiritualità, non preda di sentimenti ed emozioni legati alla carne come tutti noi. Allo stesso tempo, dato che il disabile fisico è una persona molto equilibrata, intelligente, comunicativa e saggia, lo si rende destinatario di confidenze intime. Si riversano su di lui i  problemi, le pene d’amore, di lavoro, il mal di vivere, certi di poter sempre ricevere un po’ di conforto. In una sola parola: lo si IDEALIZZA. Perciò, quando l’idealizzato non sopporta più di essere considerato come un Santone, quello che ha le soluzioni per ogni nostro problema, e cerca di comunicare il proprio disagio, di far capire che anche lui ama, soffre, ha problemi fisici, economici, problemi pratici ed organizzativi legati alla sua disabilità …. noi non lo capiamo. In quel momento la lingua italiana diventa per noi incomprensibile, perché non concepiamo che il nostro Santone disabile possa avere gli stessi nostri problemi e soprattutto che in quel momento non sia disponibile a lasciarci sfogare e ad accollarsi tutte le nostre emozioni negative.

Una lunga premessa, necessaria per commentare un post che Lorella, il nostro “Santone disabile”, ha pubblicato qualche giorno fa su Facebook. Testuali parole: “Tutti guadagnano con le loro professionalità. Io cosa vinco con la mia?”  A me è sembrato subito chiaro che avesse esternato un grande disagio, il fatto cioè che pur avendo un curriculum di tutto rispetto (visibile nella sua pagina web http://www.lorellaronconi.it)  – diplomi di grafica pubblicitaria, corsi di specializzazione in informatica,  comunicazione, Master in social media marketing, editor grafico, video cartaceo ed impaginazione ecc. – la sua professionalità, quando utilizzata,  non venga remunerata. Facile da capire, mi pare. E invece no! Si sono scatenati i soliti commenti, che ho già letto in altre occasioni nei suoi post, nei quali si afferma che avrebbe guadagnato amore, stima, ammirazione, amicizia, soddisfazione morale, gratificazioni per la sua bellissima anima e via dicendo. E così, il processo di Santificazione è quasi concluso!!!!

Adesso, io mi chiedo: ma se Lorella non fosse una disabile, le risposte sarebbero state le stesse  oppure si sarebbe scatenata un’indignazione generale al pensiero di una lavoratrice sotto pagata e sfruttata? I disabili sono per caso esentati dal pagamento delle bollette, delle tasse, non devono pagare la spesa al supermercato, hanno personale che li aiuta nelle faccende domestiche o di ausilio alla loro persona che non pretende di essere pagato per il lavoro che svolge in quanto “avrà un posto riservato in Paradiso”? La risposta è NO. Chiunque altro, con le stesse competenze di Lorella, avrebbe un ottimo lavoro, ben retribuito e soddisfacente, idoneo a garantire una vita PIU’ che decorosa, come è giusto che sia. Invece, la Santa Lorella viene retribuita con la spiritualità, perché lei vive d’aria naturalmente, non si può abbassare a maneggiare il vile denaro. Ed i suoi presunti amici e sostenitori, invece di gridare allo scandalo, sorridono ammirando l’aureola dorata che vedono brillare sopra la sua testa.

Signori miei, il lavoro, a qualunque titolo prestato e da chiunque, disabile o meno, VA retribuito. Anni ed anni di lotte sindacali, di conquiste sociali, non vi dicono niente? La Costituzione italiana, artt. 1, 2, 3 e 4, i suoi principi fondamentali, non vi dicono niente? Vi consiglio caldamente di leggerli. Lorella non è solamente una poetessa,  una persona che lotta in prima linea per i diritti dei disabili, l’ideatrice della campagna #SOLOUNMINUTO (che ha assunto un grande rilievo anche attraverso la visibilità ottenuta nei TG Nazionali); Lorella è principalmente una PERSONA come me, come voi. Non giudicatela per la sua disabilità ma per la sua intelligenza, tenacia, ironia. Non chiedetele di lavorare gratis. Lo fareste mai con un Professionista che possa vantare un curriculum simile al suo? Non credo. E che sia una PROFESSIONISTA DELLA COMUNICAZIONE E DEL WEB è sotto gli occhi di tutti: lo slogan  #SOLOUNMINUTO in pochissimo tempo ha fatto il giro del mondo ed ha coinvolto persone in tantissimi paesi, in Italia ed all’estero, che si sono immediatamente attivate per evidenziare i comportamenti scorretti ed asociali di automobilisti e non solo.

Se vi ritenete davvero degli amici, se volete sostenere Lorella perché è una tosta, lavoratrice, competente, professionale, arguta, capace e motivata, allora è giunto il momento di cambiare atteggiamento. Di rapportarsi con lei alla pari, di considerarla persona normale perché lo è. Di abbandonare il pietismo, l’odor di Santità, il confessionale. Di capire che il vile denaro non serve solamente a noi ma anche e soprattutto a lei. Di capire che se il tempo è prezioso, il suo lo è ancora di più e non  va’ sfruttato ma valorizzato attraverso la giusta remunerazione. E forse allora e solo allora, la disabilità non ci farà più paura ma sarà un aspetto della normalità.

andreina-laura_Natoli_Lorella_ronconi.jpgAndreina Natoli è nata a Camerino (MC) il 17 luglio  1962. Ad ottobre dello stesso anno, la sua famiglia si trasferisce a Grosseto. Frequenta l’ITC “V. Fossombroni” , dove, nella mitica classe 3^ D,  conosce Lorella Ronconi. Le due compagne diventano inseparabili fino a quando, nel settembre 1983,  Andreina Natoli si sposa e torna a vivere a Camerino (MC). Amante degli animali in genere, e di cani e gatti in particolare. Lavora come assistente amministrativo presso l’IPSIA “Don E. Pocognoni” di Matelica (MC), presso la segreteria alunni  con i quali, a causa del suo carattere forte,  la sua capacità di interagire e la sua attitudine al dialogo ed all’ascolto dei loro problemi, ha un ottimo rapporto. Il 9 aprile 2015 consegue il Diploma di Laurea in Scienze dei Servizi Giuridici presso l’Università degli Studi di Camerino (MC), riuscendo, malgrado il lavoro, la famiglia ed impegni vari, a laurearsi in corso. Attualmente è iscritta sempre presso la stessa Università, al 5^ anno del corso di Laurea Magistrale di Giurisprudenza e conta di laurearsi entro il 2018. Il regalo più bello ricevuto nel giorno della sua Laurea è per lei senz’altro lo splendido mazzo di 13 rose rosse a gambo lungo, fattole recapitare in ufficio dai suoi “ragazzi” della classe 5^ Manutenzione ed Assistenza Tecnica della sede di Matelica. Anche se lontana, continua a tenersi in contatto con Lorella Ronconi, da lei considerata la sua migliore amica.

ALLE DONNE CHE STANNO OPERANDO AFFINCHÉ LE DONNE E GLI UOMINI DIVENTINO MIGLIORI 

#riflessionidalletto, eccomi in versione notturna, I’m 🔝, il cervello viaggia. Miliardi di pensieri, prima di dormire, la sera. Nella calma, nella solitudine del mio letto símil ospedale 🏩, una marea frusciante di pensieri 💭 cavalca la mia testa; nelle stanze della mente mi volteggiano, invadenti, coloratissimi, psichedelici pensieri:↪ paure, ansie, idee, da finire, da fare, sensi di colpa, dubbi 💢 . Appuntamenti, impegni, persone, genitori, medicine, desideri, dolori. 

E i soldi e il lavoro? Come fare? Dove trovare le cure e le soluzioni? Quale sarà mio futuro? 

Penso alle #donne 🚺 in questa giornata particolare. 

Cosa pensano, le donne prima di dormire?  Ci saranno donne sveglie adesso a fare slalom tra ansie, problemi, soluzioni? Le immagino con le loro piccole grandi sofferenze quotidiane: donne che stanno andando al lavoro, altre che tornano a casa, in aereo ✈ a fissare le luci dell’aeroporto che si avvicina. Donne che si struggono in dolce attesa e donne che aspettano un lavoro, donne in fila per una tazza di riso. 

E ancora, donne in un angolo buio per dare ‘gioie’ d’amore ed altre che stanno fingendo un amore che è evaporato da molto tempo. Donne in acquerello, scolorite dal tempo, in attesa del sorriso di quel figlio che non chiama mai. Donne che promettono di non farlo mai più. Le donne… 😢 Quante donne in questo momento sono tra le violenze? Nelle guerre? Sono schiave di dipendenze, incatenate alle sale giochi… O tra braccia carnefici? 😢😢😢 Sento il loro camminare, il loro pensare e il mio:  sono una donna 👩, avremo mai pari opportunità? Dedicato alle donne, alle donne invisibili, alle donne diversamente abili, come me, alle donne sole, alle donne che cercano di camminare a testa alta alle donne che desiderano un mondo migliore e muoiono tra le braccia di chi avevano amato. Alle donne che stanno operando per le donne e gli uomini, affinché diventino migliori.

#GiornataControLaViolenzaSullaDonna #senzabarriere #setedisapere #determined #SirenaGuerriglia #iosonosmart #JeRouleAvecToi


RICOMINCIARE, E’ LA PRIMAVERA A NOVEMBRE

“Più dei tramonti, più del volo di un uccello, la cosa meravigliosa in assoluto è una donna in rinascita.
Quando si rimette in piedi dopo la catastrofe, dopo la caduta.
Che uno dice: è finita.
No, non è mai finita per una donna.



Una donna si rialza sempre, anche quando non ci crede, anche se non vuole.
Non parlo solo dei dolori immensi, di quelle ferite da mina anti-uomo che ti fa la morte o la malattia.
Parlo di te, che questo periodo non finisce più, che ti stai giocando l’esistenza in un lavoro difficile, che ogni mattina è un esame, peggio che a scuola.
Te, implacabile arbitro di te stessa, che da come il tuo capo ti guarderà deciderai se sei all’altezza o se ti devi condannare.
Così ogni giorno, e questo noviziato non finisce mai.
E sei tu che lo fai durare.

Oppure parlo di te, che hai paura anche solo di dormirci, con un uomo; che sei terrorizzata che una storia ti tolga l’aria, che non flirti con nessuno perché hai il terrore che qualcuno s’infiltri nella tua vita.
Peggio: se ci rimani presa in mezzo tu, poi soffri come un cane.
Sei stanca: c’è sempre qualcuno con cui ti devi giustificare, che ti vuole cambiare, o che devi cambiare tu per tenertelo stretto.
Così ti stai coltivando la solitudine dentro casa.
Eppure te la racconti, te lo dici anche quando parli con le altre: “Io sto bene così. Sto bene così, sto meglio così”.
E il cielo si abbassa di un altro palmo.
Oppure con quel ragazzo ci sei andata a vivere, ci hai abitato Natali e Pasqua.
In quell’uomo ci hai buttato dentro l’anima ed è passato tanto tempo, e ne hai buttata talmente tanta di anima, che un giorno cominci a cercarti dentro lo specchio perché non sai più chi sei diventata.
Comunque sia andata, ora sei qui e so che c’è stato un momento che hai guardato giù e avevi i piedi nel cemento.
Dovunque fossi, ci stavi stretta: nella tua storia, nel tuo lavoro, nella tua solitudine.
Ed è stata crisi, e hai pianto.

Dio quanto piangete!
Avete una sorgente d’acqua nello stomaco.
Hai pianto mentre camminavi in una strada affollata, alla fermata della metro, sul motorino.
Così, improvvisamente. Non potevi trattenerlo.
E quella notte che hai preso la macchina e hai guidato per ore, perché l’aria buia ti asciugasse le guance?
E poi hai scavato, hai parlato, quanto parlate, ragazze!
Lacrime e parole. Per capire, per tirare fuori una radice lunga sei metri che dia un senso al tuo dolore.
“Perché faccio così? Com’è che ripeto sempre lo stesso schema? Sono forse pazza?”
Se lo sono chiesto tutte. 
E allora vai giù con la ruspa dentro alla tua storia, a due, a quattro mani, e saltano fuori migliaia di tasselli. Un puzzle inestricabile.

Ecco, è qui che inizia tutto. Non lo sapevi?
E’ da quel grande fegato che ti ci vuole per guardarti così, scomposta in mille coriandoli, che ricomincerai.
Perché una donna ricomincia comunque, ha dentro un istinto che la trascinerà sempre avanti.
Ti servirà una strategia, dovrai inventarti una nuova forma per la tua nuova te.
Perché ti è toccato di conoscerti di nuovo, di presentarti a te stessa.
Non puoi più essere quella di prima. Prima della ruspa.
Non ti entusiasma? Ti avvincerà lentamente.
Innamorarsi di nuovo di se stessi, o farlo per la prima volta, è come un diesel.
Parte piano, bisogna insistere.
Ma quando va, va in corsa.

E’ un’avventura, ricostruire se stesse. 
La più grande.
Non importa da dove cominci, se dalla casa, dal colore delle tende o dal taglio di capelli.
Vi ho sempre adorato, donne in rinascita, per questo meraviglioso modo di gridare al mondo “sono nuova” con una gonna a fiori o con un fresco ricciolo biondo.
Perché tutti devono capire e vedere: “Attenti: il cantiere è aperto, stiamo lavorando anche per voi. Ma soprattutto per noi stesse”.
Più delle albe, più del sole, una donna in rinascita è la più grande meraviglia.
Per chi la incontra e per se stessa.
È la primavera a novembre.
Quando meno te l’aspetti…”

DIEGO CUGIA – “Donne in rinascita”

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Photo by di Claudia Dea, Notte di solitudine 


FRANCIS ALLENBY, UNA GRAFICA ALLA MEMORIA DI GIOVANNI E FRANCESCA FALCONE

Pubblico volentieri e sottoscrivo la capacità artistica di Francis Allenby, artista pugliese che amo in particolar modo. Allenby si contraddistingue per il suo grande impegno civile e sociale, come persona, romanziere e artista. Francesco, questo il suo nome, è un pittore eccellente che ha realizzato pitture e grafiche veramente di qualità. In questa sua ultima opera, dedicata al giudice Falcone e a sua moglie, il magistrato Francesca Morvillo, è sottolineato l’amore (sotto tutti i suoi significati) che illumina i due innamorati. L’amore come impegno e progetto di vita, di giustizia sociale che fa risplendere i loro sorrisi. Francesca e Giovanni operavano con forza ed onestà, nella grafica risplende, appunto, come una sorta di gloria, nei loro volti felici, ciò a cui si dedicavano con intelligente onestà, la giustizia, la pace e il loro amore.

Francis Allenby: “Questa grafica mi è stata, gentilmente e garbatamente, richiesta dalla bravissima Preside dell’Istituto Comprensivo “Luigi Pirandello” di Taranto, in occasione della visita del Presidente della Repubblica Sergio Mattarella, il 18 settembre 2017. È stata una cosa che ho fatto con entusiasmo, un dono fatto, da me alla scuola, con tanta passione e senso di partecipazione sociale. Ringrazio la Preside per aver pensato a me e per avermi concesso di poter contribuire anche io con questo mio personale regalo la cui realizzazione ha coinciso coi miei ideali.”

GIOVANNI E FRANCESCA

Il testo di Francis Allenby che accompagna il dipinto.

GIOVANNI E FRANCESCA

Il 23 maggio del 1992, sull’autostrada A29, nei pressi dello svincolo di Capaci , a pochi chilometri da Palermo l’auto in cui viaggiava il giudice Giovanni Falcone con sua moglie Francesca Morvillo fu dilaniata da una esplosione. Fu la conseguenza di un feroce attentato pianificato da cosa nostra, il cui capo indiscusso era, allora, Totò Riina. Nell’atto terroristico furono colpiti anche gli uomini della scorta del magistrato. Il giudice, sua moglie e quasi tutti i poliziotti rimasero uccisi. Gli unici a sopravvivere furono gli agenti Paolo Capuzza, Angelo Corbo, Gaspare Cervello e l’autista giudiziario Giuseppe Costanza.

Nel 1993, un anno dopo il tragico evento, venne piantato un maestoso albero di carrubo proprio nel terreno a ridosso della A29, nel punto preciso in cui era avvenuta la deflagrazione che aveva fatto perdere la vita a coloro i quali avevano dedicato la loro esistenza alla lotta alla mafia. L’albero fu piantato accanto ad un altro carrubo, che era stato colpito, ma non distrutto dalla detonazione.

Come un tacito passaparola, da allora in poi, tanti altri alberi di carrubo sono stati piantati in Sicilia, come un simbolo concreto, tangibile, visibile della lotta alla mafia: una lotta che tutti i siciliani veri hanno intrapreso, con coraggio, con fede.

L’albero di carrubo è divenuto, in tal modo, l’emblema di chi si oppone, di chi non accetta le regole devianti della mafia. E sono degli alberi di carrubo che sono rappresentati accanto all’immagine di Francesca Morvillo.

L’albero di Falcone, quello che ormai è divenuto l’albero di Falcone e Borsellino, per tutti, si trova nella città di Palermo. L’albero crebbe dinnanzi alla casa del giudice Falcone e, subito dopo la strage di Capaci, la gente prese ad apporvi tanti messaggi, tante lettere, tanti disegni: erano parole struggenti ed accorate di partecipazione, di presenza. L’albero si riempì di testimonianze: la gente voleva far sentire quanto le cose stavano cambiando, quanto erano già cambiate.

L’albero di Falcone è lì, accanto all’immagine del giudice.

Francesca Morvillo e Giovanni Falcone sono stati immaginati insieme, sorridenti, l’uno accanto all’altra, mentre lei posa la mano sulla spalla di lui con amore: due anime belle immerse nella luce.

Francis Allenby

– Francis Allenby è nato a Taranto nel 1960.
Ha conseguito il Diploma di Maturità Magistrale, ma non ha mai esercitato l’insegnamento, preferendo guadagnarsi da vivere con ogni altro tipo di lavoro. Non è un pittore e neppure un artista, ma soltanto un attivista, impegnato nella politica e nel sociale, guadagnandosi da vivere con ogni tipo di lavoro.
Ha iniziato a dipingere come ragazzo e ha raffinato la sua tecnica in uno studio d’arte.
Scrive articoli, come commenti gratuiti e romanzi, blogger e recensionista.
Francis Allenby ha pubblicato una collezione di storie gotiche corte,
THE TALES OF THE STORM e un romanzo in italiano: LO STOLTO DI CARDIZZINI.

Puoi vedere i suoi scritti su Francis Allenby

Puoi vedere i suoi dipinti su Francis Allenby, GIGARTE.com


#RIFLESSIONIDALLETTO,  I MIEI GMF 

Certamente l’anno passato ha portato grandi cambiamenti nella mia vita, non posso dire che è stato un anno da ricordare: la polmonite, le vacanze con l’orticaria, lo stress in casa, la conclusione amorosa, il dolore fisico, un vero cambiamento repentino della mia vita ed una nuova vita da imparare.

Avevo già vissuto da #disabile fin da bambina, poi, nel 91, l’operazione e la paralisi per imparare ancora un’altra disabilità e un’altra vita da un’altra prospettiva. Dall’anno scorso nuovo cammino, ho dovuto imparare a convivere con l’ossigeno, il glaucoma, abbandonare le mie care sigarette e scrivere meno per risparmiare il dolore ai polsi. Tutte le cose che amavo di più se ne vanno… piano piano. Non solo rinunce però, ringrazio questa  mia strana vita, ringrazio il Cielo per avermi  donato tantissime persone belle, tanti veri amici, sono loro i miei GMF 😀 !

I “Grandi Motori di Forza”, tutte quelle facce amiche nelle quali io mi specchio e mi trovo a casa, al sicuro; guardandolo da questa prospettiva il 2016 non sembra poi così male,  un anno bellissimo lo voglio ricordare con i volti degli amici.

© Lorella Ronconi 

#tivogliobene #amicizia #senzabarriere #setedisapere #determined


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