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CIAO MAMMA ANDREINA

19 febbraio 1936, 22 luglio 2020

Ciao Andreina Savoi.

Ciao #MAMMA, ci hai lasciato da due anni ormai ed io non ho ringraziato abbastanza per il tappeto di fiori che hai fatto germogliare. Non so se riuscirò a far cantare il silenzio, voglio provarci, voglio riprendere il cammino da te.

🙏 Non abbiamo possibilità fisiche di ringraziarvi uno ad uno. Lo facciamo così. Chi l’ha conosciuta sa che è stata una donna speciale, affiancata dalla sofferenza fisica fin dalla nascita, una donna che ha avuto forza, ostinazione e determinazione nella vita. Determinazione e gioia di vita come donna, come moglie fedele, come cristiana e come madre di una bimba disabile. Ha detto, “SI!” con soddisfazione, orgoglio, gioia e mai vergogna. Ci ha insegnato la sua forza ed accompagnato per ospedali e scampagnate al mare e fino all’ultimo, con lucido rantolio, ci ha supportato con lo sguardo. Una donna innamorata del suo uomo fino all’ultimo respiro ed una mamma vera, educata ed educatrice, “rompi al punto giusto”, come tutte le mamme. Il suo punto di forza era che ricordassi che “ero uguale a tutti”, per cui, “niente sconti alla signorina” neanche a scuola, “maestra, mi raccomando”.

Una donna con il dono della maternità, che avrebbe voluto essere madre di tutti (se avesse potuto), in molti l’hanno conosciuta così: Andreina mamma, zia, nonna. Troppa agonia, troppa sofferenza, inaccettabile ma affrontata con silenzio e rassegnazione, amore per me, Lorella ed il suo Elio… tanto da risvegliarsi dal coma e uscire dalla rianimazione per poter essere a casa per stringerci le mani. Una vita meravigliosamente affrontata di petto, con i pesi sulla schiena, ma da vincenti. Ciao Andreina Savoi, ciao mamma, a presto.

https://lorellaronconi.wordpress.com/page/2/

Mamma Andreina

QUANTI ANNI FA? Nel 1968 la mia prima 1⃣° elementare, #CAPITE?! Io ho fatto la prima elementare nell’anno domini in cui il movimento del ’68 fece eco in Italia 🇮🇹!!! Fui la prima bimba ‘piccina’ ad essere inserita a #Grosseto, in una scuola normale, che mi volle ed in una classe “sperimentale normale” (si diceva così) composta solo da #femmine , con la mia maestra, Maria Luisa Pezzi, che mi accettò con grande responsabilità e coraggio.

➡️ GRAZIE A MIA MAMMA PER IL GRAN BATTERSI PER IL MIO INSERIMENTO ‘IN UNA CLASSE NORMALE’.

NEL 1968 ESSERE IN PRIMA ELEMENTARE CONTRO OGNI BUON SENSO

Mia #mamma Andreina piangeva quando le dicevano che dovevo andare in una scuola differenziale o addirittura in un collegio per “inabili”, bussò a molte porte e camminò chilometri, a piedi, per uffici. Le dettero della sciagurata e incapace di crescermi. Girò per tutte le scuole elementari ‘normali’ della città, ma non volevano responsabilità i direttori. Infine la svolta, in via Brigate Partigiane, il “SI” con la maestra Maria Elena Pezzi che mi accettò con gioia, ed ebbi il primo giorno di elementari anche io. Queste cose non le ho sapute solo già grande proprio da mia mamma. E ringrazio il cielo che nessun insegnante, in seguito, mi ne avesse fatto cenno o sentire fuori luogo o #straniera


MIO FIGLIO

Mio figlio

Fra le mie braccia
sonnecchia,
respiro di nuvola, odor di vaniglia.

Ecco, si muove, confetto leggero!
Sbadiglia di smorfie,
con lo sguardo mi cerca,
mi trova e sorride.
Lo sento, fa parte di me:
è ritratto di te.
Metà mio, meta d’amore.
Nato dai sogni.
Cresciuto nei cuori.

Lo guardo e mi chiedo che uomo sarà.
Sarà forte, sincero, leone, predato?
Carnefice, vittima, pane spezzato?

Gli osservo le mani, biscotti di crema!
Carezzo il suo viso e torno a pensare
su quale Natale camminerà?
Il futuro per lui che ricordo sarà?
Sarà pasti fumanti e patate arrosto
o freddi cartoni all’ombra dei tuoni?
Sarà ansia, certezza, tenacia o paura?

È bello mio figlio: è grande.
È mai nato.
Eppure è presente:
è amore per te!

©Lorella Ronconi 2001 – poesia tratta dalla raccolta, Je roule 2007

Maternità. Lorella Ronconi 1991


CIÒ CHE VEDI CON IL CUORE TI DARÀ CONSOLAZIONE

Impara a stupirti del sole che sorge
ammira gli alberi che si sono spogliati
per resistere all’inverno
fa attenzione anche ad un muro scrostato:
tutto ciò che vedi anche con il cuore
ti darà consolazione e lezione.

Enzo Bianchi

https://t.co/1L5ID5BRwp


CORPO D’AMORE

Alda Merini, la poetessa che preferisco, una donna meravigliosa. Voglio ricordarla con una sua #poesia, come #preghiera, dieci anni dalla sua scomparsa.

“Gesù, forse è per paura delle tue immonde spine
ch’io non ti credo,
per quel dorso chino sotto la croce
ch’io non voglio imitarti.
Forse, come fece San Pietro,
io ti rinnego per paura del pianto.
Però io ti percorro ad ogni ora
e sono lì in un angolo di strada
e aspetto che tu passi.
E ho un fazzoletto, amore,
che nessuno ha mai toccato,
per tergerti la faccia.

Alda Merini.

Dalla raccolta «Corpo d’amore. Un incontro con Gesù».

.
#poetry, #AldaMerini, #memory, #suffering, #Christ, #abbicuradime, #JeRouleAvecToi, #IosonoRARA


IL 1968, L’ITALIA, GROSSETO ED BIMBA ‘ANORMALE’ IN UNA SCUOLA NORMALE.

“LEI VA CONTRO OGNI BUONSENSO” DISSE UN “CAPOCCIONE” ALLA MADRE INTESTARDITA, “SE NE PENTIRÀ!”

I maestri elementari sono veri eroi!

#riflessionidalletto. In un momento estremamente difficile e triste, un ri-incontro magico, uno dei due maestri delle elementari, Francesco Prunai 😱🌹🙂.

QUANTI ANNI FA? Nel 1968 la mia prima 1⃣° elementare, nel 1973 la 5°, per cui… Ne ho 56, quanti sono? #CAPITE?! Io ho fatto la prima elementare nell’anno domini in cui il movimento del ’68 fece eco in Italia 🇮🇹!!! Fui la prima bimba ‘piccina’ ad essere inserita a #Grosseto, in una scuola normale, che mi volle ed in una classe “sperimentale normale” (si diceva così) composta solo da #femmine ♀, con la mia maestra Pezzi che mi accettò (❤️ la mia fata ) con grande responsabilità e coraggio.

➡️ GRAZIE A MIA MAMMA PER IL GRAN BATTERSI PER IL MIO INSERIMENTO ‘IN UNA CLASSE NORMALE’.

NEL 1968 ESSERE IN PRIMA ELEMENTARE CONTRO OGNI BUON SENSO

Mia #mamma Andreina pianse, bussó porte e camminò chilometri a piedi per uffici, le dettero della sciagurata e incapace di crescermi. Girò per tutte le scuole elementari ‘normali’ della città ma non volevano responsabilità i direttori. Infine la svolta, in via Brigate Partigiane, il SI con la maestra Maria Elena Pezzi che accettò con gioia, ed ebbi il primo giorno di elementari anche io. Queste cose non le ho sapute che da grande, nessun insegnante o persona mi ha mai fatto sentire fuori luogo o #straniera.

➡️ Grazie alla MIA maestra PEZZI che mi accettò e il maestro PRUNAI. Lavoravano in step e mai hanno dubitato sulla scelta fatta.

Queste cose non le ho sapute che da grande, nessun insegnante dell’epoca mi aveva mai fatto sentire fuori luogo o #straniera. L’#Italia è stato uno dei primi stati in Europa a superare le scuole “differenziali”; sino alla prima metà degli anni Sessanta i disabili nel nostro paese venivano educati negli “Istituti speciali”, come nel resto d’Europa e del mondo. In un modo veramente straordinario l’ondata sessantottina s’abbatté anche sulle nostre scuole speciali, tacciandole di rappresentare un sistema chiuso, senza un libro uguale per tutti, accusandole di essere un vero e proprio ghetto.

Fu’ così che il 30 marzo 1971, con l’approvazione della legge n. 118, si stabilì per legge che anche gli #alunni #disabili dovessero adempiere l’obbligo scolastico nelle scuole comuni, ad eccezione di quelli più gravi. Naturale e scontata conseguenza della ventata rivoluzionaria fu la chiusura degli Istituti speciali, disposta con la Legge 360 dell’11 Maggio del 1976, cui seguì l’anno dopo la legge 517 che introdusse in Italia il principio dell’inclusione per tutti gli alunni disabili della scuola elementare e media dai 6 ai 14 anni. Infine, la sentenza della #Consulta n. 215/87 sancì il riconoscimento del pieno ed incondizionato diritto allo studio per tutti gli alunni/studenti con disabilità, anche in condizioni di gravità, nelle scuole secondarie superiori. A Grosseto, in quel fatidico 1968 furono create due classi sperimentali e i due maestri si trovarono uniti ‘del movimento sessantottino in insegnamento #instep. Il maestro Prunai aveva tutti i #maschi ♂, la Pezzi le bimbe. Che eccellenze, ecco dei #VERIEROI🎖️Insieme mi crebbero senza paura, con rispetto, dolcezza, fermezza ma grande dedicazione, come una figlia (tutti eravamo figli), insegnando anche agli altri bambini il #valore della #differenza.

GRAZIE MAESTRI 🙏 ! A nome di tutti quei bimbi che hanno avuto l’#opportunità di crescere in condizioni di #uguaglianza. La nostra #scuolamigliore 🏫 è fatta anche da tutti i maestri elementari così dediti, indomiti verso l’insegnamento di quella #cultura (che non è diventare famosi, avere titoli per sé stessi) impastata di #amore, #educazione e interesse per bene di ogni bambino che hanno sotto le ali.

Grazie maestro Prunai, grazie maestra Pezzi, ❤️ mi avete regalato tanta vita 🌱 capacità e… normalità. Dopo i miei genitori e nonni, siete le mie radici 🌱 🌈!

#6febbraio2019 #movimento1968 #elementari #disabilità #senzabarriere #illussodelladifferenza

© Lorella Ronconi 2019


EPPURE CI PROVO

Eppure ci provo

Cerco di essere consapevole dell’inconsapevolezza altrui.

Profuga invisibile, vago cantando, nella notte.
Ce la posso fare.

© Lorella Ronconi


CICOGNA VOLA 13.000 KM OGNI ANNO PER TORNARE DALLA SUA COMPAGNA DISABILE

Una storia d’amore che da anni si celebra in primavera, una storia di ali, unica. In Croazia, Klepetan, una cicogna, vola ogni anno per 13.000 km per raggiungere la sua compagna disabile, la cicogna Malena.

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Voglio rilanciare una vera storia di amore e di ali. Una notizia data da un’amica, articolo di Salvatore Giannella, del 2015, che mi ha fatto commuovere. Come staranno le due cicogne oggi?

A Brodski Varos, in Croazia, una cicogna di nome Klepetan viaggia ogni anno 13 mila chilometri tra l’Africa del sud e la Croazia per trovare la sua bella Malena. E lo fa da 13 anni.

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Ogni anno per me l’inizio della primavera coincide non solo con la giornata mondiale della poesia ma anche con il rinnovarsi di una vera storia d’amore che sembra una favola: nei primi giorni di primavera arriva infatti dal Sudafrica in Croazia, dopo un volo di 13 mila chilometri, Klepetan, un maschio di cicogna, per raggiungere Malena, che non può volare da quando i cacciatori l’hanno ferita. Una love story senza confini lunga 12 anni, che si è ripetuta anche quest’anno (“E’ arrivato con dodici ore di anticipo rispetto al solito, e anticipando di cinque-sei giorni le altre cicogne”, ha detto il “badante” di Malena al giornale Jutarnji list). Una storia che ho avuto il piacere di ricostruire, per Oggi, nella primavera del 2010.

Qual è la più grande storia romantica del mondo? Se siete ancora tra quelli che, a questa domanda, rispondono con «Giulietta e Romeo» o con la Love story interpretata al cinema da Ali MacGraw e Ryan O’Neal, siete su una strada sbagliata. Ascoltate la più straordinaria storia romantica dei giorni nostri. Un amore senza confini, intriso di aspetti scientifici, che ha come protagonisti due cicogne. Sì, due di quegli uccelli che tutti i popoli ritengono propiziatori delle nascite, e che amano nidificare con grande frequenza al centro dei villaggi e delle città, un’abitudine che ha inevitabilmente tributato grande popolarità a questi volatili. Lui, il maschio, l’hanno ribattezzato Klepetan: ogni anno, quando arrivai era già il quinto, percorre, spinto dall’amore, più di 13 mila chilometri per raggiungere la compagna, Malena («piccola»), una cicogna femmina che, a causa di una vecchia ferita all’ala, ha smesso da anni di affrontare lunghe traversate e sta ferma nel nido, in eterna attesa.

È una storia d’amore e fedeltà in tempi caratterizzati, tra gli esseri umani, da amori spesso rapidi.

In principio fu una fucilata. Il ferimento di Malena avviene nella primavera del 1993: nelle campagne che circondano Slavonski Brod, una città di 60 mila abitanti che è anche un porto sul fiume Sava, in Croazia, un cacciatore mira a una femmina di cicogna. Non la uccide. La rosa di pallini, però, la ferisce a un’ala e l’uccello riesce a raggiungere il nido costruito sul camino di uno dei tetti della città uscita semidistrutta dalla guerra che ha insanguinato i Balcani negli anni Novanta. Da allora Malena viene presa in cura da un bidello in pensione trasformatosi in biologo-badante, Stjepan Vokic, che riuscirà a salvarle la vita ma non a restituirle la possibilità di tornare a compiere grandi voli. La ferita all’ala, infatti, le impedirà di tornare a volare per le lunghe peregrinazioni tipiche della loro specie. Qualche piccola escursione, sì, ma poi il rientro nel proprio nido, destinato a diventare la sua eterna casa.

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Lui insegna ai piccoli a volare. Dodici anni fa Malena incontra Klepetan ed è subito amore. Lui arriva in Croazia reduce da un lunghissimo volo che l’ha portato dal Sudafrica (habitat preferito per lo svernamento) prima a sorvolare la valle del Nilo, poi lo Stretto del Bosforo e infine la Croazia, la regione preferita degli accoppiamenti suoi e di tanti altri maschi di cicogne. Tredicimila chilometri di distanza ricoperti da un uccello migratore possono sembrare una distanza infinita, ma per gli zoologi non è così: il percorso compiuto in un anno dalla Cicogna bianca (Ciconia ciconia) può arrivare a 20 mila km, quello della Rondine di mare artica, che è l’uccello che supera la distanza maggiore, è compreso tra i 35 mila e i 40 mila chilometri (per i più curiosi, il primato di resistenza senza scalo è della Pluvialis dominica, sottospecie che migra dall’Alaska alle Hawaii solcando gli oceani).

Klepetan e Malena si accoppiano e lei depone quattro uova. I genitori covano entrambi la nidiata per circa 33 giorni. Poi, in questa moderna famiglia con i doveri condivisi, tocca al padre insegnare ai piccoli a volare. La cura del dinamico Klepetan e della stanziale Malena sarà estesa fino ai giorni in cui i piccoli possono nutrirsi da soli, scovando minuscole prede nelle zone acquitrinose vicine al nido (prediletti sono lombrichi e lucertole).

L’attesa della partner. Poi i giovanotti prendono la loro strada, chi scegliendo di seguire le orme del padre, chi di diventare libero in Europa. Klepetan saluta alla sua maniera (battendo il becco, come fa questa specie) la compagna Malena prima di ripartire dalla regione degli amori verso il suo habitat di svernamento, il Sudafrica. L’amata Malena resterà ad attendere, speranzosa, l’arrivo della primavera e del suo fugace compagno di una stagione. Lei non lo sa, ma gli etologi indicano che la fedeltà tra le cicogne può essere monogama per una sola stagione; dopo la migrazione, si cambia pagina e partner. Invece stavolta è amore vero. Il miracolo dell’arrivo di Klepetan presso la paziente Malena si ripropone, puntuale a ogni inizio di primavera, per tutti gli anni successivi.

Il tifo degli abitanti. Siamo nel mese di marzo 2010. Una piccola folla si raduna da qualche giorno sotto la casa eterna di Malena. Il badante Vokic ha deciso di rendere nota la vicenda delle due cicogne, fino ad allora di sua esclusiva conoscenza, e sono in molti a voler assistere all’ottavo ritorno di Klepetan dalla sua amata. Il gruppetto scruta il cielo già da una settimana, ma a vuoto. «Vedrai che quest’anno non arriva», si comincia a vociferare. «In genere, Klepetan è puntuale, ma nell’ultima settimana ci sono stati furiosi temporali e le cicogne sono uccelli meteoropatici», fa notare un ornitologo. «Non a caso tarda ad arrivare Klepetan, ma anche le altre cicogne».

Malena se ne sta lì: batte il becco in un richiamo lungo. In un’attesa piena di sofferenza. Anche l’equinozio di primavera, il 21 marzo, è passato a vuoto nonostante l’atmosfera sia già colma dei profumi degli alberi fioriti. Il 24 marzo, quando lo scetticismo va ormai impadronendosi dei presenti, ecco l’urlo di Stjepan: «Eccolo! Sì: è Klepetan!». Il profilo del maschio di cicogna, innamorato, stremato dai 13 mila chilometri ma felice per il ritorno a casa, si fa sempre più distinto. Anche lei, Malena, che manifestava segni d’impazienza, si solleva dal nido di sterpi e scruta l’orizzonte. Vorrebbe alzarsi in volo, ma l’istinto le consiglia d’aspettare lì, nel caldo del suo nido, destinata a diventare di nuovo alcova d’amore. Il cronista si ferma qui, sulla soglia, potremmo dire, della camera da letto… Ma, con l’aiuto dell’esperto Marco Gustin, responsabile Ricerca per la Lipu (la Lega italiana protezione uccelli), è facile prevedere che cosa succederà: «Per l’ennesimo anno tornerà a sbocciare l’amore. Klepetan e Malena si accoppieranno e, in un paio di mesi, nel nido ci saranno 4 o 5 baby-cicogne alle quali Klepetan insegnerà a volare, dato che Malena non è in grado di farlo».

I piccoli se ne andranno con lui in Africa, all’inizio dell’inverno. Malena resterà in Croazia ad attendere la prossima primavera e il ritorno dell’amato. E noi umani aspetteremo con lei, con gli occhi e il cuore pieni di questo amore sconfinato.

Salvatore Giannella

Giannella Channel: il blog di Salvatore Giannella  Salvatore Giannella

Dove ammirare le coppie d’Italia:

    1. Nei centri di riproduzione e nelle stazioni d’ambientamento
      • Racconigi (Cuneo) – Centro cicogne e anatidi, federato alla Lipu (la Lega italiana protezione uccelli: tel. 0521-27.30.43).
      • Castiglione d’Adda (Lodi) – Parco Adda Sud.
      • Zibido San Giacomo (Milano) – Parco Agricolo Sud Milano.
      • Zerbolò (Pavia) – Cascina Venara. Il Consorzio Parco Lombardo della Valle del Ticino ha attivato un Centro di riproduzione della Cicogna bianca.
      • Sant’Elena di Silea (Treviso) – Centro cicogne della Lipu.
  1. Nelle oasi naturali
    • Lago di Varese – A cura della Lipu Varese.
    • Biella – Vercelli – A cura della Lipu Vercelli. Dodici-tredici coppie tra le province di Biella e Vercelli. Vengono utilizzate piattaforme installate dall’Enel con la Lipu tra le risaie di Lombardia e Piemonte.
    • Rende (Cosenza) – A cura Lipu Rende. Molte coppie si sono riprodotte con successo. Il progetto «Cicogna bianca» per favorire il ritorno di questa specie in Calabria usa piattaforme circolari in legno su tralicci, realizzate con Enel. Grazie a queste strutture, la Calabria rappresenta, dopo la Sicilia, la regione centro-meridionale col maggior numero di coppie nidificanti.

La belle leçon d’amour d’une cigogne

 

A l’heure où les métros sont placardés d’affiches du type  “www.trompetonmari/femme.com”et où les relations disparaissent aussi vite qu’une petite culotte dans une soirée de Larry Flint, les animaux peuvent parfois nous donner à apprendre.

En Croatie, cela fait maintenant 13 printemps que le village de Brodsky Varos est le théâtre d’une véritable histoire d’amour entre deux cigognes blanches, Klepetan et Malena.

La monogamie est de mise chez la plupart des couples de cigognes blanches et dure toute la vie. Mais cette longévité n’était pas gagnée d’avance pour nos deux tourtereaux (oui je sais, des tourtereaux cigognes, ça fait drôle). En effet, il y a vingt ans, Malena fut blessée par des chasseurs. Depuis, son aile brisée à cause d’une balle l’empêche de voler et de suivre ses congénères lors de la grande migration annuelle des cigognes et la condamne à rester dans le village.

Slavonski Brod, 17.03.2015 - Klepetan je ove godine svojoj Malenoj dosao tjedan dana ranije nego obicnoSlavonski Brod, 17.03.2015 - Klepetan je ove godine svojoj Malenoj dosao tjedan dana ranije nego obicno

Elle fut heureusement retrouvée par l’ancien gardien de l’école primaire, Stjepan Vokic.  Celui-ci la soigna et lui sauva donc la vie. Depuis, il veille sur elle et la protège, sur la cheminée de l’école où elle a installé son nid.

Cet handicap ne perturbe pas la fidélité de son amoureux. Klepetan, depuis toutes ces années, revient inlassablement la voir. Il effectue chaque année les 13000 kilomètres qui les séparent lors des grandes migrations annuelles, pour être auprès d’elle en mars. Cette année il est même arrivé un peu plus tôt.

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Leurs retrouvailles ont déjà donné naissance à de nombreux petits, qui apprennent à voler grâce à leur père.

Lorsque l’hiver arrive, Klepetan repart, accompagné de ses petits alors devenus grands, et laisse sa douce et tendre aux bons soins de Stjepan.

Quand on vous dit que l’amour donne des ailes !

Source : http://www.quoidenews.fr/2015/03/18/histoire-amour-cigognes/


QUALCOSA DI NUOVO

Quando la vita ti suggerisce di arrenderti, vuol dire che ti chiede di conservare le forze per qualcosa di nuovo . (Ejay Ivan Lac)

(c)_lorella_ronconi_2018


CARICHI SOSPESI IN EQUILIBRIO

#riflessionidalletto. Guardare oltre la finestra e immaginare che il tempo non sia mai passato; il melograno sta mettendo ancora le foglie 🍃, il tempo non è passato, i ricordi sono quelli di pochi anni fa. Il sole, la luce, la pioggia, il vento sono gli stessi, come le primavere sulla mia fronte: sono tutte in fila, tutte attese, tutte sudate; conquistate con tanta forza, con le unghie, con la folle tenacia di chi si arrampica a mani nude strisciando verso l’alto, contro la gravità.
Guardo fuori dalla finestra, sono beata adesso. Osservo il signor Mel con le sue piccole foglioline rosse e la sua prorompente voglia di essere ancora in fiore 🌺, mi sembra lo stesso di ogni anno, niente è cambiato. Le stesse foglie, forse allora son la stessa anche io? Ancora giovane, ancora uguale?Viaggio con il pensiero e il peso delle primavere, quasi… si cancella per un po’, dentro son sempre la bambina spensierata che cantava alle albe. Dimentico gli anni fino a quando non torno a guardarmi allo specchio, davanti a me si aprono i cassetti della mia esistenza: bagagli impegnativi, voci e colori, suoni e profumi con la stessa presente intensità: mistero!
Comincio a immaginare cosa provano le persone anziane… sono dei carichi sospesi un equilibrio tra il loro meraviglioso passato e il futuro incerto breve che rimane. 💬🍃☔🌱🎈🌺

© Lorella Ronconi 

Foto Fabiola Allegri

#LorellaRonconi #SirenaGuerriglia #senzabarriere #setedisapere #determined

Acquista le mie opere, clicca su:  http://lorellaronconi.it/poesie/pubblicazioni/


8 MARZO, C’E’ BISOGNO DI SILENZIO, DONNE ANCORA AI MARGINI

Come l’azzurro del cielo

Una riflessione, un momento di silenzio, una poesia, solo una senza troppi merletti. Qualche riga per parlare di prigionia, di violenza, per sognare la libertà.

Ci sono prigionie che sanno di guerra, prigionie che sanno di grate oltre il quale scorrono le vite e fioriscono le giornate. Ci sono prigionie invisibili, silenti, senza grate, senza condanna:  prigionie che sanno di indifferenza, di porte strette, di corpi che da soli non possono muoversi.

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Violenze inevidenti: donne che sono ancora ai margini, se non proprio estraniate dalla vita sociale. Io stessa violentata dalle barriere fisiche e culturali: io che ogni giorno vado avanti, io che non mollo: ma quante ve ne sono, come me, che però non hanno la fortuna di poter essere sfacciate, di poter parlare?

Ci unisco una poesia, una sola, senza troppi balli e canzoni, perché vorrei si potesse riflettere più spesso sulle donne disabili. È una poesia per cantare la libertà, la speranza, il sogno futuro che ci rende belle.

Noi donne ci vestiamo di sogni: ci basta poco per essere forti: una speranza che ci prenda per mano.

COME L’AZZURRO NEL CIELO
Libero, come l'azzurro che si staglia nel cielo.
Libero, come un soffio di fiato nel gelo.
Libero, come un pensiero in gabbia prigioniero.
Libero, come un sogno che ti avvolge leggero.

Questa mia riflessione si unisce al silenzio di molte persone in questi giorni.

Sono rimasta molto toccata, profondamente rattristata dalle violenze perpetrate sulle donne in Italia: violenze che ancora non si interrompono.

Guerre e donne che fuggono piangendo con i figli, le loro case distrutte. Donne senza lavoro: un lavoro in cui tutti sperano, che serve a costruire un futuro per la loro vita.

Donne che vengono tradite: non si calmano mai i cuori malati di chi aveva promesso loro l’amore. Ancora violenza, ancora omicidi sulle donne.

Due bambine, due piccole donne uccise e ancora lacrime di donne bambine morte per l’onore di dare la vita per la bandiera. Non mi viene da cantare, non c’è nulla da festeggiare.

Donne disabili, invisibili, violentate dall’indifferenza degli operatori, degli ambulatori, dei consultori: donne che vivono nell’indifferenza del mondo.

Il loro genere non è “donna”, è “poverina”.  Non c’è dignità per le donne disabili.

Violenza è stereotipo, è luogo comune, è retaggio culturale: è “lei da qui non entra”, è “mi dispiace non è previsto per lei”.

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C’è bisogno di silenzio per riflettere, non di troppa poesia. Non c’è da cantare, ma da lavorare. 

Da operare perché non ci siano più lacrime e sofferenze, ma i sorrisi dei bambini e il buon senso. Operare per il rispetto e i diritti di tutti. Donne ed uomini.

C’è bisogno di silenzio, per riflettere su quanta violenza e quante vittime ci siano: vittime della violenza visibile e della violenza invisibile. Abbracciamo la pace e facciamo qualcosa di per noi vittime di violenza, vittime del lavoro, vittime dell’omofobia, vittime dell’indifferenza.

 Nonostante e comunque: buon 8 marzo.

 © Lorella Ronconi


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