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E tu come mi diresti?

👉🏻 𝐂𝐢𝐚𝐨. 𝐏𝐫𝐞𝐧𝐝𝐢 𝐮𝐧 𝐩𝐨’ 𝐝’𝐚𝐫𝐢𝐚 𝐢𝐧 𝐠𝐢𝐫𝐨?

👉🏻 Vedi quante brave persone ti #portano a spasso?

👉🏻𝐂𝐡𝐞 𝐛𝐞𝐥𝐥𝐚 𝐜𝐡𝐞 #𝐞𝐫𝐢, 𝐩𝐞𝐜𝐜𝐚𝐭𝐨…

👉🏻Ma voi la fate la #pipì?

👉🏻 𝐌𝐢 𝐝𝐢𝐬𝐩𝐢𝐚𝐜𝐞, 𝐧𝐨𝐧 𝐩𝐮𝐨̀ 𝐞𝐧𝐭𝐫𝐚𝐫𝐞, 𝐦𝐚 𝐬𝐞 𝐯𝐮𝐨𝐥𝐞 𝐥𝐚 #𝐭𝐢𝐫𝐢𝐚𝐦𝐨 𝐬𝐮 𝐧𝐨𝐢.

👉🏻 Eh, sei una grande, #voi ci date coraggio per tirare avanti.

👉🏻 𝐒𝐞𝐧𝐭𝐢, 𝐮𝐧𝐚 𝐝𝐨𝐦𝐚𝐧𝐝𝐚, 𝐪𝐮𝐚𝐧𝐝𝐨 𝐞̀ 𝐬𝐮𝐜𝐜𝐞𝐬𝐬𝐨? 𝐂𝐢 𝐬𝐞𝐢 #𝐧𝐚𝐭𝐚 𝐨𝐩𝐩𝐮𝐫𝐞….?

👉🏻 <<Ingresso Libero>>

👉🏻 𝐒𝐢𝐠𝐧𝐨𝐫𝐚, #𝐠𝐮𝐚𝐫𝐝𝐢 𝐪𝐮𝐢, 𝐥𝐞𝐠𝐠𝐚 𝐩𝐮𝐫𝐞 .

👉🏻#Ascolti, la signora con lei comprende (rivolto all’assistente)?

👉🏻#𝐒𝐞𝐧𝐭𝐢, 𝐮𝐧𝐚 𝐜𝐨𝐬𝐚….

🎗️3 Dicembre 2022, nell’ ennesima Giornata sui #𝗗𝗜𝗥𝗜𝗧𝗧𝗜 delle persone con #disabilità (e non sui disabili!) viviamo in una profonda ignoranza culturale. Mi sento ancora dire quanto sopra, e molto altro, ma se ve lo dicessi a voi, cosa pensereste di me? 🫣Tanti anni di battaglie ma stereotipi, tabù e luoghi comuni rimangono pressoché gli stessi: quali sono le #battute che vi son capitate o che avete sentito dire?

Allego di seguito appunti tratti da Per riassumere, vi inserisco una tabella ben fatta tratta dal portale webacessibille.orgFanpage.it

𝐃𝐮𝐧𝐪𝐮𝐞, 𝐞̀ 𝐨𝐫𝐫𝐢𝐝𝐨, 𝐬𝐛𝐚𝐠𝐥𝐢𝐚𝐭𝐨 𝐝𝐢𝐫𝐞:

– diversamente abile/con diverse abilità;

– non vedente/non udente/non deambulante;

– inabile, invalido, meno fortunato, speciale, poverino.

– Persone speciali/eroi (il massimo del pietismo e della compassione, il modo migliore per discriminare chi vorrebbe essere trattato in modo semplice.

𝐄̀ 𝐜𝐨𝐫𝐫𝐞𝐭𝐭𝐨 𝐝𝐢𝐫𝐞:

persona con disabilità;

– cieco/sordo/persona con disabilità visiva/persona con disabilità uditiva/persona con cecità/persona con sordità.

INOLTRE:

Diresti mai che “tutti quelli biondi” o “tutti quelli che mangiano l’insalata” sono speciali? Non credo, perché tra i biondi ci sono persone buone ma anche cattive, gente simpatica o antipatica: e allora perché non dovrebbe valere lo stesso, ad esempio, con i ciechi?

Evidenziare e anteporre la “persona”, non la disabilità: io non sono la mia carrozzina, per cui non chiamarmi “disabile” ma “Lorella”, al massimo “Lorella, una persona con disabilità”.

La disabilità non è una malattia, non è la disabilità a provocare sofferenza ma l’impossibilità di fare certe cose quando ci scontriamo con un contesto sfavorevole. Evitiamo un linguaggio compassionevole e sensazionalistico: niente “costretto sulla carrozzina” (si dice “persona che si sposta in carrozzina”), “affetto da…”, “soffre di…” (si dice “persona con…”), e altro ancora.

Se non vogliamo discriminare dobbiamo parlare di disabilità in modo spontaneo e diretto, chiamando le cose col loro nome senza girarci intorno e senza addolcire con il politicamente corretto. Niente “diversamente qualcosa” (es: diversamente abile) e niente “non qualcosa” (es: non vedente): si dice cieco, sordo, persona con disabilità.

Quello di “normalità” è un concetto che non significa niente, di conseguenza i “normodotati” non esistono: siamo tutti disabili o particolarmente abili in qualcosa.

Usare la disabilità come insulto è stupido: se appelli qualcuno come “disabile!”, “handicappato!”, “cerebroleso!” o peggio ancora “mongoloide!” (termine vecchio e offensivo) non sei una bella persona.

Sono una donna non un u.f.o. !
Sono una donna non un u.f.o. !

MI STO SIMPATICA A ME

#riflessionidalletto, dai parliamone, non sono forse una grande artista? Una posizione così è veramente da premio Nobel 😂 Sì, dai, mi sto simpatica da sola. Io, con me, non mi annoio mai, se fossi stata ‘normale’ forse avrei sofferto meno ma non avrei imparato a sviluppare percezioni e prospettive maggiori. Imparato la felicità, questa mia vita 🌱 mi ha dato doti e capacità indescrivibili. Se fossi stata bipede magari non conoscevo la grande gioia di essere riuscita in questa difficile posizione 👏 Forse 🤔 non avrei avuto la forza e l’ironia, che mi piaciono tanto! Ci ho messo più di 50 anni a capire, e a far capire agli altri come sono fatta, sicuramente non un’ #aliena. Le persone a volte sono così curiose… quando passo hanno quello sguardo.. talvolta sconvolto che mi fa sentire diversa, extraterrestre 👽 Non pensavo nemmeno di avere un giorno la forza 💪 è bello non vergognarsi, è assai bello essere irritati per le ingiustizie, è assai bello farsi le foto e tirare fuori quella #civetteria che troppo spesso perché convinte di non essere all’altezza.” Io sono bella, io sono bellissima!” ✨ È la frase che ogni donna dovrebbe dirsi ogni giorno davanti allo specchio, il valore che abbiamo, il valore che ho è tantissimo. Sono piccola, sono bionda, sono bassa, sono meravigliosa e mi diverto un sacco con me medesima 🧜‍♀️ !


E POI CI SONO I CURIOSI

“Scusi? Lei…si, lei. Mi sta fissando, mi conosce? No!? Allora cosa ha da guardare, vuole una mia foto ? Così se la mette in borsa e potrà farlo quanto vuole! “

Spesso le persone mi guardano, in 56 anni mi sono (quasi) abituata a certi sguardi. Da bambina erano molto dolorosi, sentivo gli occhi  delle persone che cadevano sulla mia pelle, sulla faccia, sul corpo, sguardi appiccicosi, umidi, come chewing gum usato e poi spiaccicato addosso. Quegli sguardi sembrava non poterli più togliere neanche lavandosi . La notte piangevo  ripensandoci credendo di essere sbagliata: un mostro da nascondere in casa.

La vera sostanza della mia vita sono stati i miei genitori, i miei amici, grandi motori di forza, mi hanno difesa, sostenuta; mi hanno aiutato a capire, con consapevolezza, la mia bellezza.
Con la maturità dei 30 anni ho cominciato a guardarmi meglio allo specchio, osservando i particolari di tutto il mio corpo: li trovavo normali, veri particolari di donna e non mostro.

Se ne vedono di donne e di uomini passare al mare e, volendo essere guardoni, si può affermare che non tutti sono grandi specialità, anzi alcuni potrebbero anche evitare di guardare me e cominciare a guardare se stessi.
↪ Uomini donne ragazzi non vergognatevi del vostro corpo, non vergognatevi di esistere né di essere, abbiate il coraggio di voler vivere che, ve lo dico, è il coraggio più difficile: amare se stessi, accettare se stessi.
Non mettersi il costume,  rinunciare alla spiaggia, non farsi fotografie: sono vere violenze a noi stessi, sono offese al nostro corpo. Fondamentale difendere la nostra dignità a testa alta.

➡ L’altro giorno è passata una signora più volte, accanto al mio ombrellone, ogni volta mi guardava con gli occhi  di stupore, dall’alto al basso, rallentando per guardarmi meglio. Alla terza volta le ho detto (con voce alta):  “Signora? Ha visto bene? No, perché se non ha visto bene, le do’ un santino mio, così lo mette in borsa e mi può guardare a comodo!”
lei silenziosa, ha abbassato lo sguardo è andata avanti senza dire nulla, e che cavolo! Sono così orgogliosa di me!


IL 1968, L’ITALIA, GROSSETO ED BIMBA ‘ANORMALE’ IN UNA SCUOLA NORMALE.

“LEI VA CONTRO OGNI BUONSENSO” DISSE UN “CAPOCCIONE” ALLA MADRE INTESTARDITA, “SE NE PENTIRÀ!”

I maestri elementari sono veri eroi!

#riflessionidalletto. In un momento estremamente difficile e triste, un ri-incontro magico, uno dei due maestri delle elementari, Francesco Prunai 😱🌹🙂.

QUANTI ANNI FA? Nel 1968 la mia prima 1⃣° elementare, nel 1973 la 5°, per cui… Ne ho 56, quanti sono? #CAPITE?! Io ho fatto la prima elementare nell’anno domini in cui il movimento del ’68 fece eco in Italia 🇮🇹!!! Fui la prima bimba ‘piccina’ ad essere inserita a #Grosseto, in una scuola normale, che mi volle ed in una classe “sperimentale normale” (si diceva così) composta solo da #femmine ♀, con la mia maestra Pezzi che mi accettò (❤️ la mia fata ) con grande responsabilità e coraggio.

➡️ GRAZIE A MIA MAMMA PER IL GRAN BATTERSI PER IL MIO INSERIMENTO ‘IN UNA CLASSE NORMALE’.

NEL 1968 ESSERE IN PRIMA ELEMENTARE CONTRO OGNI BUON SENSO

Mia #mamma Andreina pianse, bussó porte e camminò chilometri a piedi per uffici, le dettero della sciagurata e incapace di crescermi. Girò per tutte le scuole elementari ‘normali’ della città ma non volevano responsabilità i direttori. Infine la svolta, in via Brigate Partigiane, il SI con la maestra Maria Elena Pezzi che accettò con gioia, ed ebbi il primo giorno di elementari anche io. Queste cose non le ho sapute che da grande, nessun insegnante o persona mi ha mai fatto sentire fuori luogo o #straniera.

➡️ Grazie alla MIA maestra PEZZI che mi accettò e il maestro PRUNAI. Lavoravano in step e mai hanno dubitato sulla scelta fatta.

Queste cose non le ho sapute che da grande, nessun insegnante dell’epoca mi aveva mai fatto sentire fuori luogo o #straniera. L’#Italia è stato uno dei primi stati in Europa a superare le scuole “differenziali”; sino alla prima metà degli anni Sessanta i disabili nel nostro paese venivano educati negli “Istituti speciali”, come nel resto d’Europa e del mondo. In un modo veramente straordinario l’ondata sessantottina s’abbatté anche sulle nostre scuole speciali, tacciandole di rappresentare un sistema chiuso, senza un libro uguale per tutti, accusandole di essere un vero e proprio ghetto.

Fu’ così che il 30 marzo 1971, con l’approvazione della legge n. 118, si stabilì per legge che anche gli #alunni #disabili dovessero adempiere l’obbligo scolastico nelle scuole comuni, ad eccezione di quelli più gravi. Naturale e scontata conseguenza della ventata rivoluzionaria fu la chiusura degli Istituti speciali, disposta con la Legge 360 dell’11 Maggio del 1976, cui seguì l’anno dopo la legge 517 che introdusse in Italia il principio dell’inclusione per tutti gli alunni disabili della scuola elementare e media dai 6 ai 14 anni. Infine, la sentenza della #Consulta n. 215/87 sancì il riconoscimento del pieno ed incondizionato diritto allo studio per tutti gli alunni/studenti con disabilità, anche in condizioni di gravità, nelle scuole secondarie superiori. A Grosseto, in quel fatidico 1968 furono create due classi sperimentali e i due maestri si trovarono uniti ‘del movimento sessantottino in insegnamento #instep. Il maestro Prunai aveva tutti i #maschi ♂, la Pezzi le bimbe. Che eccellenze, ecco dei #VERIEROI🎖️Insieme mi crebbero senza paura, con rispetto, dolcezza, fermezza ma grande dedicazione, come una figlia (tutti eravamo figli), insegnando anche agli altri bambini il #valore della #differenza.

GRAZIE MAESTRI 🙏 ! A nome di tutti quei bimbi che hanno avuto l’#opportunità di crescere in condizioni di #uguaglianza. La nostra #scuolamigliore 🏫 è fatta anche da tutti i maestri elementari così dediti, indomiti verso l’insegnamento di quella #cultura (che non è diventare famosi, avere titoli per sé stessi) impastata di #amore, #educazione e interesse per bene di ogni bambino che hanno sotto le ali.

Grazie maestro Prunai, grazie maestra Pezzi, ❤️ mi avete regalato tanta vita 🌱 capacità e… normalità. Dopo i miei genitori e nonni, siete le mie radici 🌱 🌈!

#6febbraio2019 #movimento1968 #elementari #disabilità #senzabarriere #illussodelladifferenza

© Lorella Ronconi 2019


EPPURE CI PROVO

Eppure ci provo

Cerco di essere consapevole dell’inconsapevolezza altrui.

Profuga invisibile, vago cantando, nella notte.
Ce la posso fare.

© Lorella Ronconi


CICOGNA VOLA 13.000 KM OGNI ANNO PER TORNARE DALLA SUA COMPAGNA DISABILE

Una storia d’amore che da anni si celebra in primavera, una storia di ali, unica. In Croazia, Klepetan, una cicogna, vola ogni anno per 13.000 km per raggiungere la sua compagna disabile, la cicogna Malena.

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Voglio rilanciare una vera storia di amore e di ali. Una notizia data da un’amica, articolo di Salvatore Giannella, del 2015, che mi ha fatto commuovere. Come staranno le due cicogne oggi?

A Brodski Varos, in Croazia, una cicogna di nome Klepetan viaggia ogni anno 13 mila chilometri tra l’Africa del sud e la Croazia per trovare la sua bella Malena. E lo fa da 13 anni.

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Ogni anno per me l’inizio della primavera coincide non solo con la giornata mondiale della poesia ma anche con il rinnovarsi di una vera storia d’amore che sembra una favola: nei primi giorni di primavera arriva infatti dal Sudafrica in Croazia, dopo un volo di 13 mila chilometri, Klepetan, un maschio di cicogna, per raggiungere Malena, che non può volare da quando i cacciatori l’hanno ferita. Una love story senza confini lunga 12 anni, che si è ripetuta anche quest’anno (“E’ arrivato con dodici ore di anticipo rispetto al solito, e anticipando di cinque-sei giorni le altre cicogne”, ha detto il “badante” di Malena al giornale Jutarnji list). Una storia che ho avuto il piacere di ricostruire, per Oggi, nella primavera del 2010.

Qual è la più grande storia romantica del mondo? Se siete ancora tra quelli che, a questa domanda, rispondono con «Giulietta e Romeo» o con la Love story interpretata al cinema da Ali MacGraw e Ryan O’Neal, siete su una strada sbagliata. Ascoltate la più straordinaria storia romantica dei giorni nostri. Un amore senza confini, intriso di aspetti scientifici, che ha come protagonisti due cicogne. Sì, due di quegli uccelli che tutti i popoli ritengono propiziatori delle nascite, e che amano nidificare con grande frequenza al centro dei villaggi e delle città, un’abitudine che ha inevitabilmente tributato grande popolarità a questi volatili. Lui, il maschio, l’hanno ribattezzato Klepetan: ogni anno, quando arrivai era già il quinto, percorre, spinto dall’amore, più di 13 mila chilometri per raggiungere la compagna, Malena («piccola»), una cicogna femmina che, a causa di una vecchia ferita all’ala, ha smesso da anni di affrontare lunghe traversate e sta ferma nel nido, in eterna attesa.

È una storia d’amore e fedeltà in tempi caratterizzati, tra gli esseri umani, da amori spesso rapidi.

In principio fu una fucilata. Il ferimento di Malena avviene nella primavera del 1993: nelle campagne che circondano Slavonski Brod, una città di 60 mila abitanti che è anche un porto sul fiume Sava, in Croazia, un cacciatore mira a una femmina di cicogna. Non la uccide. La rosa di pallini, però, la ferisce a un’ala e l’uccello riesce a raggiungere il nido costruito sul camino di uno dei tetti della città uscita semidistrutta dalla guerra che ha insanguinato i Balcani negli anni Novanta. Da allora Malena viene presa in cura da un bidello in pensione trasformatosi in biologo-badante, Stjepan Vokic, che riuscirà a salvarle la vita ma non a restituirle la possibilità di tornare a compiere grandi voli. La ferita all’ala, infatti, le impedirà di tornare a volare per le lunghe peregrinazioni tipiche della loro specie. Qualche piccola escursione, sì, ma poi il rientro nel proprio nido, destinato a diventare la sua eterna casa.

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Lui insegna ai piccoli a volare. Dodici anni fa Malena incontra Klepetan ed è subito amore. Lui arriva in Croazia reduce da un lunghissimo volo che l’ha portato dal Sudafrica (habitat preferito per lo svernamento) prima a sorvolare la valle del Nilo, poi lo Stretto del Bosforo e infine la Croazia, la regione preferita degli accoppiamenti suoi e di tanti altri maschi di cicogne. Tredicimila chilometri di distanza ricoperti da un uccello migratore possono sembrare una distanza infinita, ma per gli zoologi non è così: il percorso compiuto in un anno dalla Cicogna bianca (Ciconia ciconia) può arrivare a 20 mila km, quello della Rondine di mare artica, che è l’uccello che supera la distanza maggiore, è compreso tra i 35 mila e i 40 mila chilometri (per i più curiosi, il primato di resistenza senza scalo è della Pluvialis dominica, sottospecie che migra dall’Alaska alle Hawaii solcando gli oceani).

Klepetan e Malena si accoppiano e lei depone quattro uova. I genitori covano entrambi la nidiata per circa 33 giorni. Poi, in questa moderna famiglia con i doveri condivisi, tocca al padre insegnare ai piccoli a volare. La cura del dinamico Klepetan e della stanziale Malena sarà estesa fino ai giorni in cui i piccoli possono nutrirsi da soli, scovando minuscole prede nelle zone acquitrinose vicine al nido (prediletti sono lombrichi e lucertole).

L’attesa della partner. Poi i giovanotti prendono la loro strada, chi scegliendo di seguire le orme del padre, chi di diventare libero in Europa. Klepetan saluta alla sua maniera (battendo il becco, come fa questa specie) la compagna Malena prima di ripartire dalla regione degli amori verso il suo habitat di svernamento, il Sudafrica. L’amata Malena resterà ad attendere, speranzosa, l’arrivo della primavera e del suo fugace compagno di una stagione. Lei non lo sa, ma gli etologi indicano che la fedeltà tra le cicogne può essere monogama per una sola stagione; dopo la migrazione, si cambia pagina e partner. Invece stavolta è amore vero. Il miracolo dell’arrivo di Klepetan presso la paziente Malena si ripropone, puntuale a ogni inizio di primavera, per tutti gli anni successivi.

Il tifo degli abitanti. Siamo nel mese di marzo 2010. Una piccola folla si raduna da qualche giorno sotto la casa eterna di Malena. Il badante Vokic ha deciso di rendere nota la vicenda delle due cicogne, fino ad allora di sua esclusiva conoscenza, e sono in molti a voler assistere all’ottavo ritorno di Klepetan dalla sua amata. Il gruppetto scruta il cielo già da una settimana, ma a vuoto. «Vedrai che quest’anno non arriva», si comincia a vociferare. «In genere, Klepetan è puntuale, ma nell’ultima settimana ci sono stati furiosi temporali e le cicogne sono uccelli meteoropatici», fa notare un ornitologo. «Non a caso tarda ad arrivare Klepetan, ma anche le altre cicogne».

Malena se ne sta lì: batte il becco in un richiamo lungo. In un’attesa piena di sofferenza. Anche l’equinozio di primavera, il 21 marzo, è passato a vuoto nonostante l’atmosfera sia già colma dei profumi degli alberi fioriti. Il 24 marzo, quando lo scetticismo va ormai impadronendosi dei presenti, ecco l’urlo di Stjepan: «Eccolo! Sì: è Klepetan!». Il profilo del maschio di cicogna, innamorato, stremato dai 13 mila chilometri ma felice per il ritorno a casa, si fa sempre più distinto. Anche lei, Malena, che manifestava segni d’impazienza, si solleva dal nido di sterpi e scruta l’orizzonte. Vorrebbe alzarsi in volo, ma l’istinto le consiglia d’aspettare lì, nel caldo del suo nido, destinata a diventare di nuovo alcova d’amore. Il cronista si ferma qui, sulla soglia, potremmo dire, della camera da letto… Ma, con l’aiuto dell’esperto Marco Gustin, responsabile Ricerca per la Lipu (la Lega italiana protezione uccelli), è facile prevedere che cosa succederà: «Per l’ennesimo anno tornerà a sbocciare l’amore. Klepetan e Malena si accoppieranno e, in un paio di mesi, nel nido ci saranno 4 o 5 baby-cicogne alle quali Klepetan insegnerà a volare, dato che Malena non è in grado di farlo».

I piccoli se ne andranno con lui in Africa, all’inizio dell’inverno. Malena resterà in Croazia ad attendere la prossima primavera e il ritorno dell’amato. E noi umani aspetteremo con lei, con gli occhi e il cuore pieni di questo amore sconfinato.

Salvatore Giannella

Giannella Channel: il blog di Salvatore Giannella  Salvatore Giannella

Dove ammirare le coppie d’Italia:

    1. Nei centri di riproduzione e nelle stazioni d’ambientamento
      • Racconigi (Cuneo) – Centro cicogne e anatidi, federato alla Lipu (la Lega italiana protezione uccelli: tel. 0521-27.30.43).
      • Castiglione d’Adda (Lodi) – Parco Adda Sud.
      • Zibido San Giacomo (Milano) – Parco Agricolo Sud Milano.
      • Zerbolò (Pavia) – Cascina Venara. Il Consorzio Parco Lombardo della Valle del Ticino ha attivato un Centro di riproduzione della Cicogna bianca.
      • Sant’Elena di Silea (Treviso) – Centro cicogne della Lipu.
  1. Nelle oasi naturali
    • Lago di Varese – A cura della Lipu Varese.
    • Biella – Vercelli – A cura della Lipu Vercelli. Dodici-tredici coppie tra le province di Biella e Vercelli. Vengono utilizzate piattaforme installate dall’Enel con la Lipu tra le risaie di Lombardia e Piemonte.
    • Rende (Cosenza) – A cura Lipu Rende. Molte coppie si sono riprodotte con successo. Il progetto «Cicogna bianca» per favorire il ritorno di questa specie in Calabria usa piattaforme circolari in legno su tralicci, realizzate con Enel. Grazie a queste strutture, la Calabria rappresenta, dopo la Sicilia, la regione centro-meridionale col maggior numero di coppie nidificanti.

La belle leçon d’amour d’une cigogne

 

A l’heure où les métros sont placardés d’affiches du type  “www.trompetonmari/femme.com”et où les relations disparaissent aussi vite qu’une petite culotte dans une soirée de Larry Flint, les animaux peuvent parfois nous donner à apprendre.

En Croatie, cela fait maintenant 13 printemps que le village de Brodsky Varos est le théâtre d’une véritable histoire d’amour entre deux cigognes blanches, Klepetan et Malena.

La monogamie est de mise chez la plupart des couples de cigognes blanches et dure toute la vie. Mais cette longévité n’était pas gagnée d’avance pour nos deux tourtereaux (oui je sais, des tourtereaux cigognes, ça fait drôle). En effet, il y a vingt ans, Malena fut blessée par des chasseurs. Depuis, son aile brisée à cause d’une balle l’empêche de voler et de suivre ses congénères lors de la grande migration annuelle des cigognes et la condamne à rester dans le village.

Slavonski Brod, 17.03.2015 - Klepetan je ove godine svojoj Malenoj dosao tjedan dana ranije nego obicnoSlavonski Brod, 17.03.2015 - Klepetan je ove godine svojoj Malenoj dosao tjedan dana ranije nego obicno

Elle fut heureusement retrouvée par l’ancien gardien de l’école primaire, Stjepan Vokic.  Celui-ci la soigna et lui sauva donc la vie. Depuis, il veille sur elle et la protège, sur la cheminée de l’école où elle a installé son nid.

Cet handicap ne perturbe pas la fidélité de son amoureux. Klepetan, depuis toutes ces années, revient inlassablement la voir. Il effectue chaque année les 13000 kilomètres qui les séparent lors des grandes migrations annuelles, pour être auprès d’elle en mars. Cette année il est même arrivé un peu plus tôt.

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Leurs retrouvailles ont déjà donné naissance à de nombreux petits, qui apprennent à voler grâce à leur père.

Lorsque l’hiver arrive, Klepetan repart, accompagné de ses petits alors devenus grands, et laisse sa douce et tendre aux bons soins de Stjepan.

Quand on vous dit que l’amour donne des ailes !

Source : http://www.quoidenews.fr/2015/03/18/histoire-amour-cigognes/


QUALCOSA DI NUOVO

Quando la vita ti suggerisce di arrenderti, vuol dire che ti chiede di conservare le forze per qualcosa di nuovo . (Ejay Ivan Lac)

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CARICHI SOSPESI IN EQUILIBRIO

#riflessionidalletto. Guardare oltre la finestra e immaginare che il tempo non sia mai passato; il melograno sta mettendo ancora le foglie 🍃, il tempo non è passato, i ricordi sono quelli di pochi anni fa. Il sole, la luce, la pioggia, il vento sono gli stessi, come le primavere sulla mia fronte: sono tutte in fila, tutte attese, tutte sudate; conquistate con tanta forza, con le unghie, con la folle tenacia di chi si arrampica a mani nude strisciando verso l’alto, contro la gravità.
Guardo fuori dalla finestra, sono beata adesso. Osservo il signor Mel con le sue piccole foglioline rosse e la sua prorompente voglia di essere ancora in fiore 🌺, mi sembra lo stesso di ogni anno, niente è cambiato. Le stesse foglie, forse allora son la stessa anche io? Ancora giovane, ancora uguale?Viaggio con il pensiero e il peso delle primavere, quasi… si cancella per un po’, dentro son sempre la bambina spensierata che cantava alle albe. Dimentico gli anni fino a quando non torno a guardarmi allo specchio, davanti a me si aprono i cassetti della mia esistenza: bagagli impegnativi, voci e colori, suoni e profumi con la stessa presente intensità: mistero!
Comincio a immaginare cosa provano le persone anziane… sono dei carichi sospesi un equilibrio tra il loro meraviglioso passato e il futuro incerto breve che rimane. 💬🍃☔🌱🎈🌺

© Lorella Ronconi 

Foto Fabiola Allegri

#LorellaRonconi #SirenaGuerriglia #senzabarriere #setedisapere #determined

Acquista le mie opere, clicca su:  http://lorellaronconi.it/poesie/pubblicazioni/


AIUTATEMI AD ABBATTERE LE BARRIERE CULTURALI

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Stanca, ma felice  di vivere. Sicuramente per colpa dell’ottusità, della cultura, della mancanza di buon senso; per questo inarrestabile “scianguinìo” della civiltà, rimango, rimaniamo ancora persone a metà.

Ringrazio tutte le persone che mi hanno scritto e ringrazio tutte quelle che non rimarranno indifferenti, le persone che non sono come quelle “tanto non mi riguarda”.

Ringrazio le persone che vorranno essere artefici del cambiamento di marcia, le persone che non vogliono più ignorare ma abbattere le barriere della cultura, le persone che vorranno darmi un aiuto in tal senso.

Abbattere le barriere della cultura significa anche cambiare modo di pensare, di progettare, di costruire e formare. Per un etica che riconosce nelle persone diversamente abili l’ <essere> persona, sotto tutti i punti di vista. Per una dottrina, un comportamento che ritorni all’imparare, conoscere, apprendere INSIEME, gli uni dagli altri.

Facciamolo non diciamolo e basta.
#senzabarriere #setedisapere #insiemeperimparare #emarginazione #discriminazione #disabilità
www.lorellaronconi.it


LADY “MISSENSO c.1576fG>T (p.Val526Phe) ” 

C’est moi, mi presento al gentil 2018, I’m  Lady “MISSENSO c.1576fG>T (p.Val526Phe) “

Donna rarissimissima, affetta da  Pseudoacondroplasia contenente una mutazione unica al mondo,  in eterozigosi a livello dell’esone 14 del gene COMP. 🌸

#riflessionidalletto – Beh, certo, è cambiata la mia vita in un anno, sono molto più fragile, dolorante, mi affatico con nulla, ho paura la notte. Nel 2017 ho conosciuto nuove sofferenze e sconfitte che mai mi sarei immaginata, amicizie, ma anche scoperte. Il DNA, mio e dei miei genitori ha confermato una certezza, di avere una malattia rarissima, la pseudoacondroplasia con una nuova mutazione: <<E’ stata accertata la presenza della mutazione germinale, ex-novo, MISSENSO c.1576fG>T (p.Val526Phe) in eterozigoti a livello dell’esone 14 del gene COMP. >>

Sono una donna rarissima, la pseudoacondoplasia in me ha una mutazione ex-novo; probabilmente, sicuramente, è una delle centinaia di mutazioni passive che ognuno di noi ha negli spermatozoi e/o ovuli, nell’ESONE 14 del gene COMP, non in testa o in coda (che sarebbe stata meno aggravante) ma intorno alla metà.

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Il mio corpo sta cambiando progressivamente e non so’ con quanta progressiva velocità cambierà, quali malattie mi porterà, cosa mi toglierà ancora. Ho una malattia rarissima ossea ma anche una paralisi in D8, con la menopausa il delirio. La progressività mi fa vivere in equilibrio, da funambola, attaccata al tubo della vita. Sono molto più grave, mi dicono che sono più stanca e si vede…

26166373_778321215696321_5910706645595628679_nMa, ogni tanto, la sera, quando vado a letto, mi guardo allo specchio e mi vedo affascinante, bella, una donna fiera, orgogliosa di sè. Una donna fiera di essere femmina . E sono felice dei miei capelli, dei miei occhi, delle mie labbra, del mio seno; il mio corpo, anche se per gli altri può essere “marziano”, da non apprezzare come tale, considerato corpo di femmina da non toccare da non abbracciare, ve lo dico, il mio corpo, mi piace. Basta con questa storia di un “corpo da voltarsi scioccati quando mi incontrate”, un corpo da guardare con ribrezzo, pietà… io non vedo tutto questo, io vedo Lorella vedo una donna di quasi 55 anni ancora felice di essere ancora innamorata della vita. Il buon proposito di lady “MISSENSO c.1576fG>T (p.Val526Phe) ” per sè stessa in questo 2018 è quello di farsi conoscere e far rispettare il suo corpo, di farlo rispettare agli altri soprattutto come persona, donna, rara. Sono ancora speranzosa di sostituire la Rossellini come testimonial ^_= un sogno che si avvererà nel 2018? Rarissima, Lorella, #rarissimame.  Aspetto il vostro parere e aiuto. #auguri2018!

#revisione #buonannonuovo #nonvogliomollare #JeRouleAvecToi #SirenaGuerriglia #capodanno2018 


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