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LE COSE CHE NON VORRESTI MAI SAPERE – ROMA: DISABILE CHIUSO IN UNA GABBIA PER DUE ANNI DAI GENITORI, SCOPERTO PER CASO DAI CARABINIERI
Disabile segregato in casa e chiuso in una gabbia per due anni: un’intera famiglia sotto processo

Dopo due anni trascorsi dietro le sbarre, lontano dalla luce del sole, Fernando Capitani è stato liberato quasi per caso.
Un gruppo di agenti, durante un controllo in un appartamento in via del Pigneto, lo ha trovato rinchiuso in una stanzetta senza finestre, bloccata da un cancello in ferro battuto. Fernando, 30 anni, disabile psichico, era stato segregato lì dentro dai suoi parenti, e per 26 mesi era stato costretto a vivere in condizioni disumane. Ora, con l’accusa di sequestro di persona e maltrattamenti, un’intera famiglia è finita sotto processo: la madre del ragazzo, Gabriella Capitani, il fratello Roberto e i due zii, Giuseppe e Mirella, sono stati rinviati a giudizio su richiesta del pm Pantaleo Polifemo.
La prigionia del trentenne, affetto da problemi psichici dall’età di 16 anni, termina il 29 febbraio del 2012, quando gli agenti del commissariato di Porta Maggiore si recano in un appartamento in via del Pigneto per sedare una lite in famiglia.LA PRIGIONIA
E’ stata la signora Mirella a chiamarli, perchè suo nipote Roberto ha avuto uno screzio con la compagna. Arrivati sul posto, gli operanti si trovano di fronte ad una situazione agghiacciante: la casa è invasa da immondizia, in terra ci sono sacchi della spazzatura e avanzi di cibo, un gatto cammina sul tavolo della cucina. Ispezionando l’abitazione, i poliziotti arrivano di fronte ad una stanza piccola e buia, serrata da un cancello. Dietro alle sbarre, un ragazzo è accucciato sul pavimento. Gabriella spiega che si tratta di suo figlio Fernando: “ha 30 anni, è malato, era diventato aggressivo, per questo motivo lo abbiamo rinchiuso”, racconta la donna. Il trentenne ha la barba lunga e incolta, incrostata di sporcizia. I capelli arruffati gli coprono le spalle e i piedi sono nudi e lerci. La pelle del corpo è pallida: Fernando non esce di casa da più di due anni. Interrogando i familiari, gli agenti scoprono che il giovane è affetto da gravi problemi psichici e che non viene visitato da un medico da più di 10 anni.IL DEGRADO
I Capitani vengono quindi segnalati agli inquirenti. Ora, sono finiti a processo. “Il dibattimento sarà utile per fare chiarezza e per dimostrare l’insussistenza dell’ipotesi accusatoria: si tratta di una vicenda che, purtroppo, denota una situazione di degrado generale e di difficoltà diffusa all’interno della famiglia”, hanno dichiarato gli avvocati Salvatore e Federico Sciullo, difensori degli imputati.
Sabato 12 Luglio 2014 – 07:39
chiuso_gabbia_roma_fernando_capitani_genitori_processo/notizie/794200.shtml
ECCOMI MONDO: FELICE DELLA MIA DIFFERENZA
“Ergo cogito, ergo sum, sive esisto.” Renè Descartes
(Renato Caetesio) Discourse de la Methode IV
Anche con un pannolone ed una carrozzella io sono, io esisto, sono un valore.
Anche se con morfina e farmaci salvavita, è vita.
Anche con le piaghe, il bacino rotto, le anche rotte… il mio cuore batte ed io mi innamoro.
Anche se vivo quasi tutto il giorno a letto: sono viva.
Anche senza viaggiare e non andare in crociera io viaggio e sono libera.
Anche se con due barre di acciaio nella colonna vertebrale, le articolazioni consumate, rotte, io so amare, non sono “un pacco da circo strumentale”: sono una donna, femmina, felice ed orgogliosa di essere DIFFERENTE!
Lorella Ronconi
SAVOI ANDREINA. CHI E’?!! E’ LA MIA MAMMA!
La mia mamma.
La donna che per me ha cambiato la sua vita senza rimpianti.
La donna che dal paesello è andata via con le sue paure e quella bambina, stretta fra le braccia, che piangeva di dolore senza che i medici capissero il perchè.
La donna che ha protestato con tutti, nel 68 per farmi andare in una classe normale e non in una differenziale solo per bambini “diversi”.
La mia mamma che ha passato la sua giovinezza negli ospedali con me sentendosi dire dai medici che quella sua figlia bellissima ma malata sarebbe morta presto.
A mia mamma venne il mal di cuore e pian piano ha dovuto essere operata a quel cuore ferito dalle sofferenze della sua bimba. La mia #meravigliosa #mamma #Andreinasavoi che non mi ha mai detto brava per farmi stimolare “di più” il cervello a cercare di fare meglio…
La mia mamma rompiscatole adorabile 78 enne, malata, povera come la nostra famiglia, ma ricca di coraggio e saggezza.
Grazie a te mamma sono ed ho capito di essere differentemente normale e felice!
Vorrei donarti soldi, vestiti nuovi dei colori che ami, fiori, il tuo profumo… Ricordi? Miss Dior, ma purtroppo nei nostri conti non c’è poco più di nulla, spero che queste parole ti siano gradite.
Il mio augurio però vuole andare anche a tutte le mamme che non sono più ‘tangibili’ sulla terra ma molto reali in Cielo. Veri angeli che da lassù custodiscono i loro figli, anche quelli che non sono loro.
Grazie a tutte le mamme. Buona festa Mamma Andreina: ti voglio bene!
Questa festa è anche per te!
BUONA FESTA DELLA MAMMA!
Lorella Ronconi 10 Maggio 2014 – Festa della Mamma
GIOVANNI PAOLO II MI DONO’ GRAZIA PER RESISTERE ALLE SOFFERENZE CHE AVREI VISSUTO
I testimoni non devono tacere ciò che hanno visto, sentito, toccato.
Il 7 aprile 2005 pochi giorni dopo la morte di Giovanni Paolo II, in occasione di una messa dedicata a lui in cattedrale, a Grosseto, mi fu chiesto di fare una testimonianza a voce di quel mio incontro, purtroppo quel giorno non potetti partecipare dato che la mia malattia si era aggravata tal punto da non poter nemmeno uscire di casa. Dal mio letto dettai una lettera alla mia amica Lucia e lei stessa mi donò le sue gambe, per andare in duomo e leggerla davanti a tutti.
Oggi alla vigilia della santificazione del Papa, posso con grande forza testimoniare che Giovanni Paolo II ha segnato e “seguito” il cammino con tante grazie anche dopo la sua morte. «Ho sconfitto la morte anche grazie alla fede che egli mi ha riacceso e, come lui, nei suoi ultimi momenti, ho imparato che per merito dei giovani ho avuto “gambe” ed esisto, anche solo semplicemente da una stanza chiusa, dalla mia camera, nel mio letto.
La sua eredità nella mia missione di vita. Adesso ho 52 anni, e il mio amore per la vita, è la Misericordia che lui mi ha trasmesso per mezzo di Gesù, con Gesù e per Gesù.
I testimoni non devono tacere ciò che hanno visto, sentito, toccato. Nemmeno io posso farlo.
Papa Giovanni Paolo II a Grosseto. © Photo BF
Di seguito la lettera che feci scrivere in occasione della sua morte e leggere nella mia cattedrale, a Grosseto, il 7 Aprile 2005:
TESTIMONIANZA 7 APRILE 2005
IL MIO INCONTRO CON GIOVANNI PAOLO II
Il mio incontro con il Papa è stato nell’ottantanove come giovane tra i malati e non mi piacque molto essere tra i malati.
Fu l’ incontro” con una persona che incarnava Cristo e per me fu stravolgente…
Ero stata da sempre innamorata di Cristo ma quel Papa, quell’uomo alto, con gli occhi azzurri, mi guardava imponente e tenero era di fronte a me, con uno sguardo dolce si fermo’ fece il segno della croce sulla fronte di tutti i disabili e a me riservo’ una benedizione dall’alto, una croce al di sopra della mia testa: quel gesto fatto a me, era completamente differente da quelli fatti alle altre persone disabili allineate al mio fianco.
Pensai: <<Oh mamma: che significato avrà? Cosa vorrà dirmi?>>. Chiaramente lui non era consapevole che da quell’ incontro sarebbe nata dentro di me una “piccola Chiesa”…
Gli anni che seguirono furono gli anni della “sofferenza”: mi operai, diventai gravemente disabile e salii su quella carrozzella che tanto mi spaventava.
La mia quotidianità venne stravolta: l’intervento chirurgico, la paralisi, una malattia degenerativa che tutt’ora mi obbliga a viver gran parte della giornata a letto.
Da allora ho fatto spesso memoria di quell’incontro che è l’incontro di ogni cristiano con la propria fede: l’essere cattolico significa incontrare una Persona : il cristianesimo è l’incontro con una Persona.
Papa Giovanni Paolo II ha detto Amen quando ha scelto di seguire Cristo, ha detto Amen prima di morire… ognuno di noi è chiamato a dire quell’Amen che significa: sia fatta la tua volontà, va bene, accetto, eccomi…Ogni volta che durante una celebrazione, una preghiera diciamo Amen dobbiamo essere consapevoli che ci rendiamo disponibili alla volontà di Dio: Dio sa come possiamo e quanto possiamo. Cristo è stato l’Amen di Dio; Giovanni Paolo II ha incarnato il Cristo come uomo e come Chiesa. Come avrei voluto essere qui per portare la voce dei miei Giovani, ma le mie condizioni fisiche non me l’hanno permesso.
Il Papa ha detto che bisogna guardare ai giovani con entusiasmo e con l’ultima sua frase ha voluto pensare a loro. Ha detto: i giovani saranno le vostre gambe. Per me, Lorella , lo sono stati: pur non potendo viaggiare più, sono stati i giovani che mi portano nei loro viaggi, nelle loro speranze, nelle loro vite.
I giovani oggi erano a S. Pietro: mi hanno telefonato e mi hanno cantato l’Emmanuel, l’Inno della GMG del 2000, e stasera avrebbero voluto essere qui.
I giovani sono le mie gambe: questo il loro compito.
Raccogliamo le Verità di Giovanni Paolo II. Che è la Chiesa.
Avrei voluto essere qui con tutti voi, assieme per dire al mondo che Papa Giovanni Paolo II è stato davvero un Padre: un padre di inaspettata tenerezza, sfrontato nell’umiltà della Fede, caparbio nell’incarnare la Croce: e così sia, Padre… Anche io stasera mi sento pane spezzato: lo offro a Dio, perché anche la mia assenza stasera sia Chiesa.
Lorella Ronconi, Parrocchia Santissimo Crocifisso- Diocesi di Grosseto
Lorella Ronconi, felice di vivere.
PER BARBIE THOMAS LA SUA DISABILITA’ E’ UN “OPTIONAL”
Barbie Thomas, modella, culturista, 37 anni, due figli e tanta voglia di vincere nelle gare di bodybuilding.
Non è bellissima?!! Affascinante, geniale, forte, allegra, campionessa e tenera mamma, cosa volete di più da una donna? Eppure, i maschi preferiscono le donne “tradizionali” Un uomo mi ha detto questo tempo fa, ma secondo voi, le donne non sono tutte stupendamente differenti?!!
Non ha mai permesso alla sua menomazione alle braccia di ostacolarla e, ancora oggi, pare procedere verso i suoi obiettivi aprendo le porte con i piedi e aiutandosi con la bocca per allacciare le scarpe.
continua su: http://donna.fanpage.it/barbie-thomas-modella-e-culturista-senza-braccia-ma-con-tanti-sogni/#ixzz2z5BhKyjg
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Non ha avuto di certo una vita facile, ma può senza dubbio essere vista come una donna forte e determinata, un modello per chi verte nelle sue stesse condizioni. Stiamo parlando di Barbie Thomas, la modella e bodybuilder 37enne, che vive a Phoenix con i suoi due figli e gareggia regolarmente come culturista nei vari concorsi. Non ha le braccia ormai da molto tempo, le sono state amputate quando aveva solo due anni: “Erano come carbone, totalmente morte e hanno dovuto amputarle”. Stando ai suoi racconti, l’incidente accadde mentre si stava arrampicando su un trasformatore di corrente elettrica e i fili fecero contatto, bruciandole le braccia. Quando tutti la davano ormai per defunta, i medici riuscirono a salvarle togliendole però entrambi gli arti superiori.
“I medici dissero che ero riuscita a sopravvivere grazie alla suola di gomma delle mie scarpe da tennis, ma io invece credo che sono sopravvissuta grazie a Dio e ai progetti che aveva per me. Non mi hanno insegnato ad essere negativa, mi è stato sempre insegnato a concentrarsi su quello che posso fare e non su quello che non posso. Probabilmente la mia grinta dipende molto dalla mia personalità, non ce la faccio proprio a immaginarmi una persona negativa che si piange addosso.”
Nonostante la mancanza di due arti fondamentali, Barbie Thomas è riuscita anche a vincere delle gare di bodybuilding e a partecipare a qualche concorso di bellezza. Durante l’intervista telefonica rilasciata alla ABC News, ha precisato di essere al telefono tenendo la cornetta tra l’orecchio e la spalla destra. Ha dichiarato, inoltre, di usare i piedi per aprire le porte, mettere buona musica, tenere la borsa e aiutarsi con la bocca per allacciare le scarpe.
“VITA INDIPENDENTE”: Giovanni, studia medicina e vive da solo.
Dal 2013 anche la Regione Puglia, come la Regione Toscana nel 2009, ha dato il via al progetto che RENDE l’autonomia alle persone diversamente abili.
Da: http://invisibili.corriere.it/
di Rosa Maria * mamma e pediatra
Guardo i miei tre ragazzi e dico grazie a loro. Il più’grande per tanto tempo ha sofferto e forse pensato che quel fratello speciale “era figlio unico” perché allontanava per troppo tempo i genitori. Così a quarant’anni ho sfidato ancora la vita ed è nato l’ultimo figlio, una nuova condivisione di esperienze ed emozioni.
Quando è nato il secondo dei miei figli, le coordinate della mia vita sono cambiate. Le reazioni iniziali, emotive, sono state le stesse che vivono tutti coloro che si immergono nel mondo dell’handicap. Il rifiuto, la rabbia, la paura, il dolore. Poi cerchi di capire, accetti e inizi una grande avventura umana. La tenerezza e l’amore riescono a placare ogni dubbio, così è stato per me e la mia famiglia. Tanti i viaggi della speranza in centri adeguati per poter elaborare un progetto riabilitativo per Giovanni, gli interventi chirurgici, i test di apprendimento. Ho iniziato a studiare quei capitoli che mi sembravano lontani durante il corso di laurea, mi sono confrontata con specialisti del settore e tecniche riabilitative riconosciute e non. Avevo fame di sapere come poterlo aiutare.
Giovanni era ipotonico, poco reattivo ma il suo sguardo era intenso. Sentivo il suo contatto cognitivo. Ha iniziato a parlare verso i quattro anni e poi non ha smesso più. Una logorrea sul mondo, troppe le cose da esprimere!
Gli abbiamo proposto di tutto, fisioterapia, psicomotricità, nuoto, logoterapia, ippoterapia, tutto per sperimentare i movimenti. In una visita di controllo a Bologna mi dissero che non avrebbe mai camminato da solo, una diagnosi funzionale negativa, gravata dal fatto che dove abitavamo non c’erano molte possibilità riabilitative.
L’aiuto lo abbiamo spesso inventato noi. Quanti anni sdraiati sul pavimento accanto a lui per rotolare e ridere, strisciare, quanta fatica gattonare. Imparare a vedere l’orizzonte da un altro punto di vista: il suo.
I viaggi vissuti con sedia a rotelle e… fantasia, sempre ostinati davanti agli ostacoli fisici e mentali. E’ stato il primo bambino ad avere il sostegno nella scuola materna nel paese dove viviamo. Il primo protocollo Asl per il riconoscimento della 104. Tante battaglie per avviare centri di riabilitazione pubblici, per incoraggiare i genitori a riunirsi nelle associazioni, per non restare isolati. Fino a sedici anni Giovanni ha usato la sedia a rotelle, poi da solo, aggrappandosi alla sua distonia,ha deciso di camminare, contratto, madido di sudore, barcollante, ma in piedi.
La disabilità di mio figlio ha determinato e segnato anche il mio stile lavorativo. L’ascolto, l’empatia che cerco di dare ai bambini che seguo e che mi hanno sempre regalato una gioia esistenziale. Abbiamo molto da imparare dai bambini e la nostra società lo sta dimenticando.
Mio figlio è iscritto al terzo anno di medicina a Foggia. Da alcuni mesi vive da solo, in una stanza adattata per i disabili nella casa dello studente. Per due anni ha fatto il pendolare, usando i mezzi pubblici: sveglia alle 5.30 e rientro nel tardo pomeriggio accompagnato dal padre.
Scarsa la socializzazione con i coetanei. Poi abbiamo deciso di sperimentare l’autonomia, viene aiutato al mattino da una signora, guida un’auto con comandi adeguati a lui e ha molti amici. Giovanni è stato inserito in un progetto di “vita indipendente” della regione Puglia. Lo guardo in silenzio e vedo davanti a me un uomo che conosce la sofferenza, ma non si arrende.
Sono ancora qui, con in mano tante rughe, e con la voglia di gettare sempre semi di speranza. La vita è così.
Progetto Vita Indipendente Regione Puglia:
http://www.sistema.puglia.it/portal/page/portal/SolidarietaSociale/PROVI
Progetto Vita Indipendente Regione Toscana:
La Giunta Regionale della Toscana, con Delibera n. 1166 del 14 dicembre 2009, ha avviato una “fase pilota” , della durata di un anno, per il finanziamento di progetti di “vita indipendente” presentati dalle persone con disabilità motoria residenti in Toscana, di ètà superiore ai diciotto anni.
Progetti simili anche in Lombardia e in Veneto
GIOVEDI SANTO: PAPA FRANCESCO SCEGLIE DI LAVARE I PIEDI A DODICI RAGAZZI DISABILI
Dopo l’incontro dello scorso anno con i detenuti del carcere minorile di Casal di Marmo, quest’anno il Papa celebrerà il rito della lavanda dei piedi insieme ai ragazzi della Fondazione Don Carlo Gnocchi- Centro Santa Maria della Provvidenza.
Quest’anno Francesco ha deciso di rivivere l’ultima cena di Gesù insieme con i disabili della “Fondazione Don Carlo Gnocchi – Centro Santa Maria della Provvidenza”, nella zonaCasalotti-Boccea di Roma. “È mio dovere – disse un anno fa il Papa ai giovani detenuti di Casal del Marmo – come prete e come vescovo essere al vostro servizio. Ma è un dovere che mi viene dal cuore: lo amo. Amo questo e amo farlo perché il Signore così mi ha insegnato”.
Papa Francesco durante una messa.
Da arcivescovo di Buenos Aires Bergoglio sceglieva sempre le “periferie esistenziali” per rivivere i momenti fondamentali della nascita del cristianesimo: l’istituzione dell’Eucaristia, la lavanda dei piedi, il tradimento di Giuda, il rinnegamento di Pietro, l’arresto, la passione, la morte e la risurrezione di Gesù. Divenuto Papa, Bergoglio non cambia il suo stile e le sue abitudini di mettere gli ultimi al centro della sua predicazione e della sua vita. Non si tratta di una scelta di marketing ecclesiale, come qualcuno ha più volte ipotizzato, per far dimenticare i peccati della Chiesa, dalla pedofilia al riciclaggio del denaro sporco, e soprattutto per voltare pagina dopo la vicendaVatileaks. E non si tratta nemmeno di un “Papa comunista”, come da qualcuno è stato recentemente ribattezzato Francesco che ha risposto semplicemente: “Il mio non è comunismo ma Vangelo”. Francesco quindi il prossimo giovedì santo abbraccerà i disabili che lui chiama “il mio passaporto per il paradiso”, come fa del resto in ogni udienza generale del mercoledì in piazza San Pietro e durante le sue visite pastorali in Italia e nel mondo.
Twitter @FrancescoGrana
Doppiatore professionista nonostante la cecità: Pete Gustin ha realizzato il suo sogno
A soli otto anni membro Pete Gustin ha sviluppato la degenerazione maculare che alla fine lo ha portato a perdere gran parte della sua vista ma grazie alla sua grande determinazione è diventato un bravo e famoso doppiatore.
Nel tentativo di inseguire il suo sogno, a ventun anni un agente cinematografico gli disse che non sarebbe mai stato in grado di fare il doppiatore. Pete non ha mai rinunciato al suo sogno ed ha perseverato. Con una determinazione ferrea partì in missione per dimostrare che l’agente aveva sbagliato. Pete aveva ed ha una grande voce teatralmente, radiofonicamente e cinematograficamente perfetta, lo sapeva e non si è mai arreso.
https://www.youtube.com/watch?v=eMOU-NO_FgU
Per due anni ha praticato una tecnica che alla fine lo ha aiutato a sbarcare importanti lavori in televisione e alla radio attraverso gli Stati Uniti e Regno Unito. Recentemente ha spiegato al pubblico circa la sua “disabilità” in un video di YouTube ().
Un grande esempio e suggerimento di “strada” da percorrere, come soluzione, per molte persone.
Veramente una soluzione geniale. Pete nel video e nell’articolo ci racconta la sua storia ma anche il sistema di lettura “scrittura” vocale che ha “inventato” come supporto alla sua cecità.
Articolo da: www.blogs.voices.com
See more at: http://blogs.voices.com/voxdaily/2013/08/
how_pete_gustin_overcame_adversity_to_make_a_career_in_voice_overs