Indennità di accompagnamento, in Lombardia la Ledha vince 8 cause su 10 contro l’Inps
Per ora è solo un granello di sabbia, ma potrebbe mandare in tilt l’Inps: cause intentate da persone disabili che hanno fatto ricorso contro i tagli. L’istituto ha modificato i verbali senza avvisare i diretti interessati, chiamati spesso a restituire cifre esorbitanti.
MILANO – Per ora è solo un granello di sabbia, ma potrebbe mandare in tilt l’Inps. In Lombardia la Lega per i diritti delle persone con disabilità (Ledha) ha vinto 8 cause su 10, presentate da persone disabili che hanno fatto ricorso ai tagli decisi dall’Inps sull’indennità di accompagnamento o sulla pensione. Sulle altre due i giudici non si sono ancora espressi. Il punto è che l’Inps ha perso soprattutto per le modalità con cui ha deciso i tagli, avvenuti dopo i controlli effettuati su oltre 800 mila disabili dal 2009 al 2012. “L’attività di ispezione aveva un obiettivo ben preciso e apertamente dichiarato: la riduzione della spesa in materia di invalidità civile (art.10, Legge 122/2010)”, spiega la Ledha. “La prassi condotta dall’Inps non garantiva affatto il cittadino ed ancor più il cittadino con disabilità”, spiega l’avvocato Laura Abet del Centro Antidiscriminazione “Franco Bomprezzi” della Ledha.
Secondo la Ledha “sono stati modificati i verbali di invalidità civile, senza comunicare chiaramente ai diretti interessati (spesso persone con disabilità intellettiva) l’entità di questi ‘tagli'” e in molti casi “l’Inps non ha provveduto a sospendere o a revocare l’erogazione delle provvidenze previste in precedenza”. Quindi la persona disabile continuava a ricevere la pensione come sempre, “salvo poi procedere – talvolta a diversi anni di distanza – a una successiva comunicazione per chiederne la restituzione”. C’è chi si è chiesto la restituzione di oltre i 50 mila euro. Peraltro da pagare in un’unica soluzione.?
“I nostri avvocati si sono trovati a gestire situazioni a dir poco kafkiane -sottolinea la Ledha-. Tra le tante, la richiesta giunta a una persona con disabilità psichica al 100%, ma ben inserita nel mondo del lavoro, di restituire la cifra esorbitante di 55 mila euro. Motivazione? Il fatto di svolgere attività lavorativa, secondo INPS, rappresenta un motivo sufficiente a togliere l’indennità di accompagnamento. Peraltro, le lettere giunte alle persone che Ledha ha seguito insieme allo ‘Studio Legale Pattarini’, risultavano scritte in maniera assolutamente incomprensibile, non solo per i comuni cittadini, ma anche per i professionisti della materia. E persino per i giudici che – in alcuni casi – hanno stigmatizzato il fatto nella sentenza”.
L’ultima sentenza contro Inps è del 22 gennaio: il tribunale di Milano ha infatti stabilito che la persona disabile che ha fatto ricorso non deve restituire i 35.142 euro richiesti dall’istituto di previdenza. “Una nuova vittoria dopo quelle dello scorso autunno e degli anni scorsi – commenta Alberto Fontana, presidente di Ledha -. Una vittoria che vuole essere un richiamo a tutte le persone con disabilità che dovessero ricevere lettere spesso non intelligibili, da parte degli Enti preposti invece a tutelarli. Non fatevi scoraggiare, reclamate i vostri diritti e rivolgetevi al Centro Antidiscriminazione “Franco Bomprezzi”. Saremo al vostro fianco”. Ricorsi che potrebbero diventare centinaia e travolgere l’Inps. (dp)
16 febbraio 2016 at 10:52 PM
a teeeeeeeeeeeeeeeeee
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16 febbraio 2016 at 10:51 PM
Grazie, smuackkkkkkkk 😘😘😘
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16 febbraio 2016 at 6:25 PM
bravi! l’ho appena postato su Fb. Ciao Sirena!
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