Ciao #MAMMA, ci hai lasciato da due anni ormai ed io non ho ringraziato abbastanza per il tappeto di fiori che hai fatto germogliare. Non so se riuscirò a far cantare il silenzio, voglio provarci, voglio riprendere il cammino da te.
Non abbiamo possibilità fisiche di ringraziarvi uno ad uno. Lo facciamo così. Chi l’ha conosciuta sa che è stata una donna speciale, affiancata dalla sofferenza fisica fin dalla nascita, una donna che ha avuto forza, ostinazione e determinazione nella vita. Determinazione e gioia di vita come donna, come moglie fedele, come cristiana e come madre di una bimba disabile. Ha detto, “SI!” con soddisfazione, orgoglio, gioia e mai vergogna. Ci ha insegnato la sua forza ed accompagnato per ospedali e scampagnate al mare e fino all’ultimo, con lucido rantolio, ci ha supportato con lo sguardo. Una donna innamorata del suo uomo fino all’ultimo respiro ed una mamma vera, educata ed educatrice, “rompi al punto giusto”, come tutte le mamme. Il suo punto di forza era che ricordassi che “ero uguale a tutti”, per cui, “niente sconti alla signorina” neanche a scuola, “maestra, mi raccomando”.
Una donna con il dono della maternità, che avrebbe voluto essere madre di tutti (se avesse potuto), in molti l’hanno conosciuta così: Andreina mamma, zia, nonna. Troppa agonia, troppa sofferenza, inaccettabile ma affrontata con silenzio e rassegnazione, amore per me, Lorella ed il suo Elio… tanto da risvegliarsi dal coma e uscire dalla rianimazione per poter essere a casa per stringerci le mani. Una vita meravigliosamente affrontata di petto, con i pesi sulla schiena, ma da vincenti. Ciao Andreina Savoi, ciao mamma, a presto.
QUANTI ANNI FA? Nel 1968 la mia prima ° elementare, #CAPITE?! Io ho fatto la prima elementare nell’anno domini in cui il movimento del ’68 fece eco in Italia !!! Fui la prima bimba ‘piccina’ ad essere inserita a #Grosseto, in una scuola normale, che mi volle ed in una classe “sperimentale normale” (si diceva così) composta solo da #femmine , con la mia maestra, Maria Luisa Pezzi, che mi accettò con grande responsabilità e coraggio.
GRAZIE A MIA MAMMA PER IL GRAN BATTERSI PER IL MIO INSERIMENTO ‘IN UNA CLASSE NORMALE’.
NEL 1968 ESSERE IN PRIMA ELEMENTARE CONTRO OGNI BUON SENSO
Mia #mamma Andreina piangeva quando le dicevano che dovevo andare in una scuola differenziale o addirittura in un collegio per “inabili”, bussò a molte porte e camminò chilometri, a piedi, per uffici. Le dettero della sciagurata e incapace di crescermi. Girò per tutte le scuole elementari ‘normali’ della città, ma non volevano responsabilità i direttori. Infine la svolta, in via Brigate Partigiane, il “SI” con la maestra Maria Elena Pezzi che mi accettò con gioia, ed ebbi il primo giorno di elementari anche io. Queste cose non le ho sapute solo già grande proprio da mia mamma. E ringrazio il cielo che nessun insegnante, in seguito, mi ne avesse fatto cenno o sentire fuori luogo o #straniera…
Fra le mie braccia sonnecchia, respiro di nuvola, odor di vaniglia.
Ecco, si muove, confetto leggero! Sbadiglia di smorfie, con lo sguardo mi cerca, mi trova e sorride. Lo sento, fa parte di me: è ritratto di te. Metà mio, meta d’amore. Nato dai sogni. Cresciuto nei cuori.
Lo guardo e mi chiedo che uomo sarà. Sarà forte, sincero, leone, predato? Carnefice, vittima, pane spezzato?
Gli osservo le mani, biscotti di crema! Carezzo il suo viso e torno a pensare su quale Natale camminerà? Il futuro per lui che ricordo sarà? Sarà pasti fumanti e patate arrosto o freddi cartoni all’ombra dei tuoni? Sarà ansia, certezza, tenacia o paura?
È bello mio figlio: è grande. È mai nato. Eppure è presente: è amore per te!
L’ultimo suono del tuo addio, mi disse che non sapevo nulla e che era giunto il tempo necessario di imparare i perché della materia.
Così, tra pietra e pietra seppi che sommare è unire e che sottrarre ci lascia soli e vuoti.
Che i colori riflettono l’ingenua volontà dell’occhio. Che i solfeggi e i sol implorano la fame dell’udito. Che le strade e la polvere sono la ragione dei passi. Che la strada più breve fra due punti è il cerchio che li unisce in un abbraccio sorpreso. Che due più due può essere un brano di Vivaldi. Che i geni amabili abitano le bottiglie del buon vino.
Con tutto questo già appreso tornai a disfare l’eco del tuo addio e al suo posto palpitante a scrivere
la Più Bella Storia d’Amore
ma, come dice l’adagio
non si finisce mai
di imparare e di dubitare.
Chilean writer Luis Sepulveda during the third day of the International Book Fair at Lingotto in Turin, Italy, 20 May 2017. The review runs to 22 May. ANSA/ALESSANDRO DI MARCO
E così, ancora una volta
tanto facilmente come nasce una rosa
o si morde la coda una stella fugace,
seppi che la mia opera era stata scritta
perché La Più Bella Storia d’Amore
è possibile solo
nella serena e inquietante
calligrafia dei tuoi occhi.
Il mio addio, a Dio, a rivederci ad uno dei miei grandi autori preferiti, Luis Sepulveda. Si è spento a causa del Coronavirus, il 16 aprile 2020. Il suo corpo si è fermato, ma la sua energia, la sua grandezza, la sua luce non è spenta. Lo immagino come un cantastorie che amava l’amicizia.
Ci ha donato una grandissima eredità, i suoi racconti, i suoi scritti, le sue favole, qualcuno le sottolinea come smielose, secondo me sono delle grandi spunti di riflessione dedicate, alla vita, all’amicizia, all’amore. Le sue favole sono gemme di positività, a parer mio un grande. ecco un estratto dall’Introduzione di Bruno Arpaia, dal libro, Tutti i racconti.
“‘Dopo aver buttato via moltissimi racconti che mi sembravano scritti da un secondo Cortázar, meno bravo di lui, mi decisi a raccoglierne alcuni in un libro’ mi disse Sepúlveda una sera a Gijón. ‘E lì imparai che il genere che più mi piaceva, quello in cui mi sentivo più a mio agio, era il genere più difficile: il racconto breve. Quando scrivi un romanzo, a volte può succedere che i personaggi ti sfuggano per un po’ di mano, e va benissimo, a patto che poi tu riesca a recuperarli e a ricondurli sul sentiero prestabilito. Nel racconto, non può accadere neanche questo, non ne hai il tempo e la possibilità, eppure in quel genere mi sento a mio agio perché la sfida è terribile: il racconto è narrazione pura.’ Ed è forse nel racconto che Sepúlveda dà il meglio di sé, grazie al suo gusto per le immagini pennellate con estrema cura, alla sua capacità affabulatoria ed evocativa. Avere sotto mano, in un unico volume, tutte le sue narrazioni brevi consente dunque al lettore di apprezzare ancora meglio queste sue virtù, viaggiando con maggiore comodità nei suoi microuniversi che si svolgono negli scenari più remoti e diversi, dalla Patagonia al Nicaragua, da Amburgo al Cile. Percorrendo d’un fiato questi paesaggi, ci si renderà anche conto dell’evoluzione dell’autore cileno, fino ai racconti più recenti, in cui la voce di Luis Sepúlveda diviene inconfondibile e imperiosa come un marchio di fabbrica.” (Dall’Introduzione di Bruno Arpaia).
Una meravigliosa poesia scritta da Claudio Coppini, ispirata dalla mia foto.
Dal mio letto vedo gli alberi rifiorire, ma uno in particolare mi fa innamorare, è l’albero con il ramo a sinistra, ha la forma di Gesù crocifisso. Ogni anno a primavera guardo fuori e mi sento abbracciata alla vita, quel ramo mi fa ricordare che la Pasqua è realmente la salvezza, il passaggio, l’uscita, la libertà… allora lo abbraccio con l’immaginazione e volo, m’innalzo, ballando con le rondini.
L’albero Crocifisso – 2020
Promessa folle Poesiapreghiera
Stanotte il silenzio rimbomba, sveglio sul letto gli occhi incollati sull’albero là fuori. Un salto mortale, al suo posto ora c’è una croce. Agrappati al legno i segni freschi del dolore. Echi di donne che gridano arrivano da lontano, “il sepolcro è stato violato la tomba è vuota!” Dove sei morte? Chi schiodo’ il Cristo dalla croce, chi il corpo rapì dalla tomba? Silenzio. Apro il tuo diario e leggo, la Parola per un tempo s’è fatta carne ha abitato in mezzo a noi. Due promesse, una vana ragionevole umana, un’altra divina, folle. Il Risorto vive!
Claudio Coppini 11/04/2020 |
Grazie infinite Claudio! Buona Pasqua di resurrezione a tutti.
La separazione è “un’illusione ottica della coscienza” l’uomo ve ne soffre visto che “esperimenta i suoi pensieri ed i suoi sentimenti come qualcosa di separato dal resto“. “La cosa più bella con cui possiamo entrare in contatto è il mistero” .
Albert Einstein
Quel mistero, continua Einstein, “E’ la sorgente di tutta la vera arte e di tutta la vera scienza. Colui che non conosce questa emozione, che è incapace di fermarsi per lo stupore e restare avvolto dal timore reverenziale, è come un morto: i suoi occhi sono chiusi.”
“Un essere umano è parte di un tutto chiamato Universo. Egli esperimenta i suoi pensieri e i suoi sentimenti come qualche cosa di separato dal resto: una specie di illusione ottica della coscienza. Questa illusione è una specie di prigione. Il nostro compito deve essere quello di liberare noi stessi da questa prigione attraverso l’allargamento del nostro circolo di conoscenza e di comprensione, sino a includervi tutte le creature viventi e l’intera natura, nella sua bellezza.”
“Il vero valore di un essere umano si determina esaminando in quale misura e in che senso egli è giunto alla liberazione dall’ego.”
Tieni sempre presente che la pelle fa le rughe, i capelli diventano bianchi, i giorni si trasformano in anni. Però ciò che è importante non cambia; la tua forza e la tua convinzione non hanno età.
Il tuo spirito e` la colla di qualsiasi tela di ragno. Dietro ogni linea di arrivo c’è una linea di partenza. Dietro ogni successo c`e` un`altra delusione. Fino a quando sei viva, sentiti viva.
Se ti manca cio` che facevi, torna a farlo. Non vivere di foto ingiallite… insisti anche se tutti si aspettano che abbandoni. Non lasciare che si arruginisca il ferro che c’è in te.
Fai in modo che invece che compassione, ti portino rispetto. Quando a causa degli anni non potrai correre, cammina veloce.
Quando non potrai camminare veloce, cammina. Quando non potrai camminare, usa il bastone.
Impara a stupirti del sole che sorge
ammira gli alberi che si sono spogliati
per resistere all’inverno
fa attenzione anche ad un muro scrostato:
tutto ciò che vedi anche con il cuore
ti darà consolazione e lezione.
Alda Merini, la poetessa che preferisco, una donna meravigliosa. Voglio ricordarla con una sua #poesia, come #preghiera, dieci anni dalla sua scomparsa.
“Gesù, forse è per paura delle tue immonde spine ch’io non ti credo, per quel dorso chino sotto la croce ch’io non voglio imitarti. Forse, come fece San Pietro, io ti rinnego per paura del pianto. Però io ti percorro ad ogni ora e sono lì in un angolo di strada e aspetto che tu passi. E ho un fazzoletto, amore, che nessuno ha mai toccato, per tergerti la faccia.
Alda Merini.
Dalla raccolta «Corpo d’amore. Un incontro con Gesù».
Il mio scheletro, con le articolazioni staccate, la scoliosi che lo ruota e le due pesanti barre d’acciaio, è più simile ad un’aliena, ad un pesce, fa’ design . Preferisco pensarmi come un’affascinante sirena, rarissima, in precoce estinzione.
Una sirena, come Lorelay, la mitologica sirena narrata nelle antiche novelle fiamminghe. Una ‘donnapesce’ arenata in Maremma, a Grosseto, felice di essere e di fare, nonostante la sua evidente diversità … Ora però sono sperduta, disorientata dalla situazione fisica, dal dolore crudo, dal dover rinunciare, cambiare, perdersi e ritrovarsi per cercare sorrisi.
Sfiancata dalla malattia che si evolve, dalle sue evoluzioni sempre più dolorose… ma anche dai retaggi, stereotipi, dalle barriere culturali e architettoniche, dalla rassegnazione, dall’opulentismo.
Indifferenza altrui? No, solo paura.
Sono consapevole, come scrivo in questi versi, dell’inconsapevolezza (ovviamente) che le persone hanno di me. Nemmeno io ho idea della mia genetica così fuori dalla norma. Ho paura, si. Ho paura di non farcela. Ho bisogno di sorridere, del buongiorno della gente, di sorrisi e verità, di coraggio e partecipazione e strade lisce che non mi facciano più prendere pasticche doppia razione e intelligenza umana .
Ho bisogno di carrozzelle anche per chi è un metro e 20. Di auto attrezzate senza vibrazioni, di miracoli, di Fede, di fratelli e sorelle, di generi, nipoti e sogni… e baseball e battaglie, ancora da inseguire.